Ale, Franz e quella strana compagnia che "massacra" la storia di Romeo e Giulietta

Tre spettacoli al Petrarca, l'ultimo fuori abbonamento sabato sera alle 21. Tra risate e tragedia con Eugenio Allegri, Marco Gobetti, Marco Zannoni, Paolo Graziosi ognuno con più ruoli compresi quelli femminili: "Ci basta essere ascoltati" è l'appello al pubblico

Ale e Franz in Romeo e Giulietta

Ale e Franz in Romeo e Giulietta

Arezzo 7 dicembre 2019 - “Noi massacriamo storie”. E’ una sgangherata compagnia di attori, un pò fuori età e un po’ fuori tempo, tutti uomini, di quelli che si frequentano da anni, vestiti con abiti indossati da troppo tempo, a portare in scena il dramma più amato di Shakespeare: Romeo e Giulietta. “Ci basta essere ascoltati” dicono subito al pubblico, che verrà coinvolto spesso durante lo spettacolo come se al posto del palcoscenico del Petrarca ci fosse un carrozzone di artisti di strada. E calano l’asso, vogliono raccontare la storia degli sfortunati amanti nati sotto cattiva stella. Montano le scenografie, poverissime, due teli, un bidone per sgabello, cartelli stradali, costumi assai più improbabili. Eppure là dentro c’è tutto, il teatro elisabettiano che vede gli uomini interpretare anche ruoli di donne, il suggeritore che non sta più nella sua buca ma sulla scena (citazione di Strehler?), ma rivisto e corretto perché quel copione sotto braccio serve più a lui che a chi sta recitando, la musica dal vivo con un modello bardo tra chitarra e banjo. Tutti insieme si affacciano sul proscenio e tutti insieme se ne andranno. Nessuno protagonista, anzi tutti protagonisti. Le tre serate che hanno visto Ale e Franz al Petrarca, con due repliche il sabato, hanno fatto ridere, soprattutto nella prima parte, perché quando si è trattato di raccontare l’uccisione di Mercuzio, la messa al bando di Romeo e la morte dei due innamorati, la recitazione è tornata drammatica. Impossibile non farlo, anche se l’intenzione era una parodia Shakesperiana. Con Ale e Franz, che il genere comico e surreale lo masticano da anni, infatti c’erano attori consumati dalle assi polverose del teatro. Uno strepitoso Eugenio Allegri nel doppio ruolo di Mercurio e di esilarante mamma di Giulietta. Come non ridere di Paolo Graziosi nelle vesti di un sardonico suggeritore, un improbabilissimo Paride spasimante di Giulietta e di Tebaldo. Un Marco Zannoni balbuziente nel ruolo di nutrice e, per un cameo, sosia di Elvis. Marco Gobetti padre di Giulietta pronto a sistemare la figlia il più presto possibile. Battute apparentemente fuori copione, finti errori nei cambi di costume, il gioco delle parole mimate ricalcato da Franz moderno Romeo e, perla delle perle, Ale nel ruolo di Giulietta vestita come a una recita dell’asilo: tutù con ali, antenne e ombrellino da coccinella, e con lo stesso punto vita. Una sgangherata compagnia che sembra incapace di stare nei ruoli, con gli artisti pronti a beffarsi gli uni degli altri e prendere in giro il “teatro danza” o il “teatro di ricerca”. Un divertissement che alla fine rende omaggio a Shakespeare e alla sua tragedia. E alla fine “buio”.