Cantanti e ballerini portano Woodstock in città. E il traffico si ferma

Sabato allo Spazio Seme la prova aperta dei laboratori di danza e canto vincitori del bando Siae con il festival Sud Wave. Domenica spettacolo alla Stazione e sotto i Portici. Anteprima del festival che si terrà dal 7 al 10 novembre

Evento Woodstock per il festival Sud Wave

Evento Woodstock per il festival Sud Wave

Arezzo 3 novembre 2019 - Hanno ballato fino a pochi minuti prima, un danza liberatoria da fare anche a occhi chiusi, movimenti lenti, contatti corpo a corpo senza mai toccarsi con le mani, fluidi come acqua e liberi come aria. Si chiama small dance, ma anche contact. Nasce in America negli stessi anni di Woodstock che come il festival della pace e dell’amore romperà tutti gli schemi. L’atmosfera è questa. Vuole essere questa. Ma dietro ci sono anni di studio che hanno fatto di Arezzo e dello Spazio Seme un punto di riferimento europeo. In questi giorni c’è un progetto in residenza voluto da Siae e Ministero dei beni culturali che ha visto proprio lo spazio Seme vincere il bando e diventare partner del festival Sud Wave di Mauro Valenti che inizierà ad Arezzo il 7 novembre.

Trenta ballerini, con famiglie e anche bimbi piccolissimi, che hanno vissuto insieme per il laboratorio di danza contact guidati da Carlos Ujhama e Leonardo Lambruschini. Tra i vari temi del festival infatti c’è il cinquantesimo compleanno di Woodstock e la danza di trenta ballerini è accompagnata dalla musica di sei giovani cantatori, anche loro a “lezione” di voce da Gianni Bruschi e Petra Magoni. Il risultato di questo lavoro è stato presentato come prova aperta sabato sera allo Spazio Seme. I giovani cantanti, tutti anche musicisti, hanno proposto un loro brano e una canzone tra quelle suonate a Woodstock accompagnati dalla band di Arezzo Factory. Il finale ha visto tutti ballare e suonare insieme, ma non è finita qui. La domenica ancora musica e ancora danza, ma in mezzo alla gente distratta dal vento e da un sole inaspettato in una giornata annunciata di pioggia. Prima alla Stazione, poi sotto i Portici di via Roma. Impossibile non notarli tra gli automobilisti che si fermavano a guardarli nonostante il semaforo verde e qualche clacson impaziente per l’imprevista sosta, che non ha risparmiato nemmeno l’autobus e il suo autista che ha fermato tutto per cercare di capire cosa stesse succedendo. E cosa succedeva? Ragazzi che ballavano seguendo il respiro, i cantanti guidati dalla potente voci di Gianni Bruschi, il suono delle chitarre e del tamburo. Un assaggio di Woodstock verrebbe da dire, ma con un grande progetto dietro che ha visto venire ad Arezzo ballerini anche dalla Russia e dall’Iran.

“Ad Arezzo la danza contact è nata proprio con Arezzo Wave nel 2012 - spiega Lambruschini - come collaterale al festival di Valenti durante il quale abbiamo tenuto laboratori di danza, percussioni e danza brasiliana. Già allora tenemmo performance alla stazione, in città e allo psycho stage. Il progetto lo abbiamo poi sviluppato nel 2013 e portato fuori Italia con Carlos in Brasile a Bahia. Ora torniamo con Sudwave vincitori del bando Siae, ma oggi è praticata in tutto il mondo e lo Spazio Seme ne è il centro di riferimento mondiale. Qui abbiamo tenuto un festival internazionale di due anni prima di trasferirlo ad Amelia con centinaia di ballerini che arrivano da tutto il mondo. Sarebbe bello che il festival internazionale d contact tornasse in città”. Ma senza la musicala danza non ci sarebbe. E così come pifferai magici Anastasia Brugnoli, Francesco Lettieri, Gaia Mazzoli, Kevin Koci, Tommaso Dugato e Jessica Caldari sono state le loro voci. Giovani, ma di grande talento.

E saranno sempre loro nella giornata finale del festival rappresentare Woodstock e la sua voce libera affiancati da professionisti come Petra Magoni, Finaz e Nuto della Bandabardò, Luca Lanzi, Francesco Moneti anche loro dopo la residenza artistica che li vedrà in questa settimana lavorare con Petra Magoni, il direttore d’orchestra del festival di Sanremo Diego Calvetti, il produttore Stefano Senardi e il manager musicale dell’etichetta Mescal Valerio Soave e Gianni Bruschi Gianni Bruschi. “E’ un progetto ambizioso quello che stiamo conducendo allo Spazio Seme - spiega Bruschi nel ruolo di vocal coach - sostenuti dalla Regione accompagniamo i ragazzi a lavorare sulla tecnica e interrogarsi sulle loro motivazioni profonde lavorando su voce, corpo e spirito. Sono voci bellissime che affronteranno il repertorio di Woodstock fatto non tanto da rock ma soprattutto da blues e soul. Una rivisitazione della musica di 50 anni fa in cui si vivono gli stessi valori di oggi. Lavoriamo sui pezzi scendendo in profondità, studiando le parole delle canzoni per consentire a ogni cantante di trovare la propria autenticità senza copiare nessuno, ognuno deve portare la sua verità”.