{{IMG_SX}}Arezzo, 25 febbraio 2009 - E’ dura la vita delle ereditiere da queste parti. Prima o poi finiscono nelle grinfie non di un cacciatore di dote travestito da principe azzurro ma di qualche maneggione o presunto tale. Era toccato prima alla contessina Ita Marzotto, concussa da Pietro Alberti in uno dei filoni più pittoreschi di Variantopoli, succede adesso a Patrizia Lamborghini, rampante trentenne che dal padre Ferruccio ha ricevuto non solo un nome che conta nel mondo dei motori (l’azienda però non è più cosa di famiglia) ma anche la tenuta agricola sulle rive del Trasimeno che le è costata lo scomodo ruolo di vittima di una storiaccia di mazzette per ammorbidire il fisco.

 

Feuilleton a tinte fosche che ieri mattina l’ereditiera ha raccontato da testimone in un’aula del palazzo di giustizia, destino nel quale era già incorsa a suo tempo anche Ita Marzotto. Il caso è noto ed è quello per il quale sono a processo due commercialisti di Montevarchi e due marescialli della Guardia di Finanza di San Giovanni. Si parte da un imprenditore pentito di aver pagato la tangente (15 mila euro) per addomesticare una verifica tributaria, che si rivolge al Gico delle Fiamme Gialle di Firenze, e si approda fino alla Tenuta 'La Fiorita' di Panicarola, comune di Panicale, acquistata negli anni ’70 da Ferruccio Lamborghini e ora passata in eredità alla figlia Patrizia, che ci produce vini Doc di ottima fama, fra cui un 'Trescone' e un 'Campoleone'.

 

Come la giovane Lamborghini, studi di lettere a Bologna, passione innata per la musica e il cinema, sia finita nei maneggi da cui ha origine il processo è quasi la trama di un romanzo. A farla breve, dopo aver preso atto delle accuse che l’imprenditore pentito (Cesare Turini, anche lui, ironia della sorte, vinicoltore) rivolge ai commercialisti Marco Monicolini e Gianluca Moricca nonchè ai finanzieri Aurelio Lombardi e Marco Catone, quelli del Gico, coordinati dal Pm Roberto Rossi (c’è sempre di mezzo lui in queste storie di ordinario malcostume), decidono di andare fino in fondo, scandagliando la clientela dello studio professionale. A tutti viene rivolta la fatidica domanda: "Ma lei ha pagato?". Risponde di sì appunto Patrizia Lamborghini.

 

Il perchè lo ha raccontato ieri mattina dal banco dei testimoni, vestita con una mise assolutamente informale, jeans e golfino, e sollecitata dalle domande del Pm Rossi. Le Fiamme Gialle le arrivano in azienda, ha spiegato, nella tarda estate del 2005.

 

La verifica è quasi alla fine quando l’ereditiera ha occasione di parlare con i suoi fiscalisti, Monicolini e Moricca guarda a caso. I due, stando alla verità che lei ha dipanato in aula, giocano con la Lamborghini, come il Gatto e la Volpe. Le dicono che è messa male, che l’ispezione sta rivelando irregolarità importanti.

 

Poi le fanno balenare la possibilità di farla franca: loro sono bene introdotti nella Finanza di Perugia, però bisogna pagare. Inutile dire che l’imprenditrice dal grande nome, la cui verità è stata confermata in tribunale anche dalla testimonianza della sua segretaria, si fa convincere e fa manda la collaboratrice fino a Montevarchi a portare la bustarella. Nel senso letterale del termine: un bustone con dentro 10 mila euro.

 

Il resto è la storia del processo nel suo secondo filone, quello appunto relativo a Patrizia Lamborghini, nel quale sono coinvolti i fiscalisti ma non i due marescialli, poi interdetti dal servizio. I commercialisti, in realtà, fanno solo millantato credito, perchè nelle Fiamme Gialle perugine non conoscono proprio nessuno in grado di ammorbidire un accertamento tributario.

 

I 10 mila euro diventano in sostanza un’estorsione ai danni dell’ereditiera. E tutto resterebbe sepolto nella polvere del tempo e dei malintesi se non fosse per l’imprenditore pentito (ieri in aula non c’era, verrà alla prossima udienza, il 19 marzo) che innesca la miccia col suo racconto.

 

Una miccia che comincia in Valdarno nel 2005 e arriva fino al 24 febbraio di quattro anni dopo in un’aula di giustizia. Protagonista l’ereditiera dai buoni gusti e dagli studi importanti che in riva al Trasimeno ha preso la 'sola' da due professionisti di provincia.