Sant'Anna di Stazzema: con Toaff si è spento uno dei testimoni dei giorni della strage

"Per tanti anni mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate"

Elio Toaff

Papa Giovanni Paolo II con il rabbino Elio Toaff, capo della comunita' ebraica di Roma durante la storica visita del pontefice alla sinagoga.

Viareggio, 21 aprile 2015 - LA STORIA perde un altro testimone della strage di Sant’Anna di Stazzema. La scomparsa, alla soglia dei cento anni, del rabbino Elio Toaff riapre una ferita, dato che il suo destino si intrecciò tristemente con la barbarie perpetrata sui monti della Versilia. Infatti Toaff da giovane partigiano salì a Sant’Anna nei giorni dopo la strage e fu ospitato nella canonica di La Culla assieme alla sua famiglia ebrea. «Se ne va un costruttore di ponti di pace», commenta il sindaco Maurizio Verona, mentre il Gruppo labaro Martiri di Mulina di Stazzema già chiede che venga ricordata la sua figura con un marmo alla memoria «visto che proprio Toaff definì ‘un giusto’ don Giuseppe Vangelisti che gli dette ricovero a La Culla». L’ex rabbino capo di Roma, fece parte da partigiano della Brigata Garibaldi X bis ‘Gino Lombardi’. Nei giorni successivi alla strage entrò in paese e raccontò poi nella sua autobiografia «Perfidi giudei fratelli maggiori» l’orrore della devastazione e le modalità barbare con cui fu compiuto il massacro. A lui si deve la testimonianza su alcuni episodi della strage come l’uccisione di una donna in gravidanza cui era stata aperta la pancia per straziare il bambino che portava in grembo. In una intervista del 2002 aveva denunciato l’oblio caduto su Sant’Anna per l’occultamento dei fascicoli. «Un silenzio impalpabile, una rimozione di quell’orribile mattina. Per tanti anni mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate». Denunciò la presenza di italiani ad accompagnare i nazisti a Sant’Anna. «Erano feroci – aggiunse – ma non erano solo tedeschi, c’erano con loro anche parecchi fascisti italiani E qualcuno, lo dico per la prima volta, era proprio dello stesso paese. Poi, finita la guerra, scapparono tutti: chi a Carrara, nelle cave, e chi perfino a Milano». Verona annuncia iniziative per ricordare la sua figura «perché non fu solo un riferimento per la comunità ebraica ma un’autorità morale per il nostro Paese».