Due Ponti, tallio fuori norma in una fontana

Vietato l’uso dell’acqua. La causa sono lavori di pulizia, Mallegni accusa

Prosegue la battaglia dei comitati, non solo in sede legale ma anche facendo ostruzionismo verso le richieste dell’Asl

Prosegue la battaglia dei comitati, non solo in sede legale ma anche facendo ostruzionismo verso le richieste dell’Asl

Pietrasanta, 28 maggio 2015 - Riesplode il caso tallio, iniziato ormai otto mesi fa. In una fontana di Valdicastello, località Due Ponti, il tallio è risultato pari a 13,3 microgrammi per litro (il massimo consentito è 2) in base alle analisi effettuate dall’Asl il 18 maggio. Inevitabile l’ordinanza con cui il sindaco ha vietato l’uso dell’acqua. Il primo a darne notizia è stato il candidato sindaco Massimo Mallegni (Pietrasanta prima di tutto), impegnato nelle registrazioni di un confronto televisivo. «Ho fatto scoprire io la magagna al candidato del centrosinistra Forassiepi – dice – il quale non ne sapeva nulla. Sono sconcertato: ho sempre detto che la questione tallio è stata gestita malissimo e questi sono i risultati». «La presenza di tallio si deve alla vecchia tubazione di alimentazione del rubinetto non semplicemente sostituibile a causa delle caratteristiche architettoniche della fontana stessa – spiega l’amministrazione comunale – . Dal 21 maggio Gaia sottopone la fontana a una pulizia con una apparecchiatura funzionante con acqua e aria compressa; questo trattamento dovrebbe eliminare i sedimenti lungo la tubazione e con essi il tallio. Il prossimo campionamento ne verificherà l’efficacia. La chiusura resterà fino a quando non sia stato accertato il ritorno alla normalità dei valori».

INARRESTABILE anche la levata di scudi dei comitati, con un nuovo capitolo: l’ipotesi del reato di «avvelenamento colposo» da parte di Gaia, Asl e Arpat. Con un corollario mica male, dalla richiesta di dimissioni dei vertici dei tre enti fino all’annuncio della disobbedienza civile contro Gaia per le bollette. Bordate inserite nella lettera aperta inviata ieri dal presidente del comitato di Pietrasanta Bruto Pomodoro e quello di Valdicastello Luigi Pelliccioni all’indirizzo di Asl, sindaco, Comitato etico e Cnr. L’accusa più corposa riguarda i campionamenti di urine e capelli. «A ottobre e novembre 700 cittadini di Valdicastello e 100 di Pietrasanta hanno effettuato un campionamento volontario – scrivono – molto prima che Regione, Comune, Asl, Arpat e Gaia si attivassero per fronteggiare l’emergenza. Abbiamo addirittura lottato per inserire il capello nel protocollo di studio visto che alcuni esponenti, tra cui Ida Aragona della Asl, lo avevano definito ‘un campione poco attendibile’: perché la registrazione di quella seduta non è disponibile?». Il discorso scivola poi sui «gravi ritardi» della Asl: «Ad oggi i campioni sono stati raccolti solo per esclusiva iniziativa dei comitati e non con un’azione tempestiva della Asl come ci saremmo aspettati visto che l’emivita del tallio va da tre giorni a un mese e non si può perdere tempo per capire i livelli di contaminazione nella popolazione. Ecco perché riteniamo una buffonata la volontà della Asl di procedere ora, a distanza di sei mesi, con le analisi del sangue e delle urine per un campione di ben 4mila cittadini: è vergognoso dilazionare i campioni, e quindi i dati, quando il termine ultimo di raccolta delle urine doveva essere di 60 giorni». A livello di tempistica spunta anche il «mistero» sui 600 campioni del primo campionamento e i 600 del secondo, effettuati a emergenza più lontana: «A febbraio Cristina Aprea della Asl di Siena disse che per pochissimi casi il valore di tallio del secondo campionamento superava quello del primo, ipotizzando uno scambio di provette. Invece ci risulta che il 25% dei valori del secondo campionamento superano quelli del primo: l’emergenza era già finita, com’è possibile? Vogliono farci credere che la contaminazione non era nell’acqua?». Oltre a ribadire che non saranno consegnati i 300 campioni di capelli («gli esiti non sono buoni, li renderemo noti»), i comitati chiedono le dimissioni dei vertici di Gaia, Arpat e Asl: «Nel maggio 2013 sapevano del superamento dei valori alla sorgente Molini di Sant’Anna, ma non hanno fatto più niente fino al settembre 2014: sentiremo gli studi legali più qualificati per vedere se si può ipotizzare il reato di avvelenamento colposo».

L’ALTRA richiesta di dimissioni è indirizzata invece al direttore generale di Gaia Paolo Peruzzi. «Ha risposto alla nostra lettera di reclamo – dice Pomodoro – sostenendo che lo ‘sconto’ in bolletta è dovuto a ‘8 giorni di non potabilità’ dell’acqua a Pietrasanta, quando in realtà sono state emesse tre ordinanze per un totale di 46 giorni. Chiediamo lo storno dell’ultima bolletta, il rimborso di quelle precedenti a partire dall’agosto 2013 e una risposta chiara sulle fatturazioni, altrimenti faremo ricorso alla disobbedienza civile: non pagheremo quanto richiesto e avvieremo azioni legali».

Daniele Masseglia