Strage, le contraddizioni dell'ingegnere tedesco: "Controlli sui carri a regola d’arte", ma non sa come avvenivano

Contraddizioni e zone d’ombra nel racconto di un ingegnere tedesco della multinazionale

Il pm Giannino

Il pm Giannino

E’ partito dalla Germania con l’intenzione di perorare la causa a favore della Gatx Germania, azienda di cui è tuttora dipendente, ma nella realtà dei fatti l’ingegner Roman Grunhager, ascoltato ieri come testimone della difesa nell’ambito del processo per la strage del 29 giugno 2009, ha finito, forse, con l’ottenere il risultato opposto. Il suo racconto – incalzato dalle domande dei pm Salvatore Giannino e Giuseppe Amodeo – è stato farcito da tanti ‘non so’ e ‘non ricordo’; ma soprattutto è apparso pieno di evidenti contraddizioni che la pubblica accusa ha più volte rimarcato affondando il coltello nella piaga.

L’ingegner Grunhager lavora in Gatx Germany dal 1997 e fino al 2007 era responsabile delle manutenzioni delle cisterne a gas compresso. Poi è passato a un ruolo di supervisore a livello internazionale anche per conto di Gatx Austria e Polonia. Un uomo del sistema, insomma, che, interrogato dagli avvocati difensori Francesco Ruggeri Laderchi, Enrico Paliero e Tullio Padovani, ha sottolineato l’eccellenza dell’azienda per la quale lavora e che gestisce oltre 3 mila carri cisterna. «Negli ultimi 20 anni non ci sono stati incidenti per rottura di assili né ci sono stati fuoriuscite di gas dalle cisterne». Insomma il caso di Viareggio sarebbe stato unico nel suo genere. E questo perché, stando alla ricostruzione del teste tedesco, Gatx avrebbe sempre effettuato controlli accuratissimi su tutti i carri che vengono revisionati. «Fino al 2007 – ha detto – io andavo personalmente anche una volta alla settimana nelle nostre tre officine e in quelle esterne, fra la Jungenthal. Per accettare un’officina questa deve essere accreditata da Db (l’ente di controllo tedesco) e rispondere a determinati livelli di qualità e standard».

TUTTO bene finché è rimasto sul generale. Ma quando sono entrati in ballo i due pubblici ministeri e il teste è stato invitato a entrare nello specifico, i nodi sono venuti al pettine. I controlli che prima erano una volta alla settimana sono diventati più radi e per di più a campione sugli assili. Inoltre tali controlli non erano poi nemmeno tanto accurati. Ci si fidava insomma del singolo operatore senza che restasse alcuna traccia del suo operato ai macchinari di controllo. E tali macchinari? Lo sapeva il teste che alcuni erano scaduti dal 2006? Ma anche di questo aspetto non era lui che se ne occupava «perché la certificazione arrivava direttamente da aziende esterne alla Gatx». E lo stesso vale per i documenti. «Erano altri incaricati che li controllavano». Risposte che hanno fatto perdere la pazienza al Pm Salvatore Giannino: «Abbiamo capito – ha detto – che abbiamo perso una mattinata, perché non è venuto a dirci assolutamente nulla: se non controllava direttamente gli assili, se non controllava i macchinari che effettuavano le manutenzioni, se non controllava la documentazione come fa a dire che che venivano fatte verifiche a regola d’arte secondo le normative tecniche imposte a livello internazionale dalle Vpi?».

Il finale è emblematico: Gatx (in base a quanto mostrato in una cartina a colori) era divisa in tre raggruppamenti: Gatx Polonia serviva l’est Europa, Gatx Austria serviva l’Italia, l’area danubiana, Balcani e Grecia, Gatx Germania tutta l’europa occidentale e del Nord. Le manutenzioni venivano svolte dove più faceva comodo al cliente. Perché allora Gatx Austria aveva incaricato la Jungenthal che si trovava in un’area diversa dalla sua competenza? «Per un normale rapporto di fiducia», è stata la risposta. E sapeva Gatx Austria se l’assile che poi si è rotto era stato correttamente revisionato? «Non poteva conoscere il singolo assile. Ma sapeva che era stato revisionato», ha concluso l’ingegnere tedesco. Sapeva, o forse immaginava. Perché di controlli in tal senso non se ne vede affatto traccia. Salvo nella rottura per ruggine conclamata e ben visibile dopo che quell’assile aveva percorso poche migliaia di chilometri dopo la sua ultima (presunta) revisione.

Paolo Di Grazia