Strage ferroviaria: "Ecco dove si è squarciata la cisterna"

La difesa porta un plastico del Politecnico: nella ricostruzione in 3D in scala viene evidenziato l’impatto con la zampa di lepre

Modellino in 3D

Modellino in 3D

Viareggio 10 dicembre 2015 - Il plastico in scala 1:10 con cui il Politecnico di Milano ha ricostruito l’incidente ferroviario di Viareggio – e in particolar modo lo squarcio sulla cisterna della morte – ha fatto la sua comparsa nell’aula di tribunale allestita al Polo fieristico di Lucca. A illustrarlo – per conto dell’avvocato Gaetano Scalise, uno dei legali di punta del gruppo Fs – l’ingegner Stefano Bruni, ordinario di meccanica. La sua esposizione è stata precisa, puntuale, dettagliata. Senza tentennamenti, infarcita di calcoli e approfondimenti tecnici. Forse per la prima volta le Ferrovie dello Stato hanno portato in aula dinanzi al Collegio giudicante presieduto dal giudice Gerardo Boragine, un consulente tecnico che non solo sa indubbiamente il fatto suo, ma che ha trattato la materia con la professionalità e la competenza che richiede un processo su un disastro ferroviario che ha causato la morte di 32 persone.

Ovviamente tutte da valutare le conclusioni, le asserzioni, le misurazioni e i calcoli che stanno alla base del modellino. Tant’è che Procura e parti civili hanno chiesto e ottenuto di rinviare a gennaio il controesame.  Partiamo dalle conclusioni. Il professor Bruni ritiene senza ombra di dubbio che lo squarcio sulla cisterna sia stato provocato dall’impatto con la zampa di lepre. Il modellino portato in aula serve proprio a far vedere come è possibile far corrispondere tutti gli elementi: vale a dire il carrello che urta la controrotaia e la parte posteriore che sormonta la rotaia del quinto binario. Il tutto poi animato attraverso un video realizzato con l’ausilio di quattro telecamere che fanno vedere quattro angolazioni differenti, fra cui una anche dall’alto attraverso un’ampia apertura della cisterna.

«Le ricostruzioni fatte dai consulenti della Procura e delle parti civili – ha detto l’ingegner Bruni – non tengono conto che la rotaia lato mare del quarto binario è sopraelevata di 120 millimetri rispetto all’altra rotaia». E questo spiegherebbe secondo il consulente tecnico dell’avvocato Scalise come la zampa di lepre abbia potuto impattare e squarciare la cisterna pur essendo un elemento dello scambio posto alla stessa altezza dei binari.

Il consulente ha poi spiegato come mai, a suo parere non è possibile che lo squarcio sulla cisterna sia stato provocato dal picchetto di segnalazione numero 24. «Le ricostruzioni dei consulenti della Procura e delle parti civili – ha rimarcato in aula – sono discordanti, deboli e inverosimili». Le discordanze riguarderebbero per lo più le valutazioni riguardo la posizione del picchetto al momento dello squarcio (posizione eretta, inclinata, fissata nel ballast). L’affondo contro il picchetto quale presunta causa della strage lo fa sostenendo «che per urtare nel picchetto, che si trova a 150 centimetri dal binario, bisognerebbe spostare il carrello verso l’interno della rotaia. Inoltre, come dimostrato da una prova fatta dalle Fs, per abbattere un picchetto basta un simulacro di 80 chili. E il simulacro non è stato per nulla forato». L’avvocato Scalise lo ha invitato a fare anche una valutazione sul pericolo rappresentanto dai picchetti di segnalazione. «A mio avviso il picchetto – ha concluso l’ingegner Bruni – non rappresenta un pericolo e non risulta che né prima né dopo Viareggio ci siano stati incidenti provocati dai picchetti».