Strage ferroviaria, cisterna squarciata dal picchetto: l’esperto spiega come è andata

Paolo Toni: "La zampa di lepre? Ipotesi impossibile al 100%" / IL CONSULENTE: "SULLA RUGGINE UNA PASSATA DI VERNICE" / IL CONSULENTE: "FU UN PICCHETTO A FAR USCIRE IL GPL" / "CONTROLLI INADEGUATI ALL'ORIGINE DEL DISASTRO" / IL CORTEO A CINQUE ANNI DALLA STRAGE-FOTO / IL RACCONTO DI DUE SOPRAVVISSUTI / SOPRAVVISSUTO DEDICA BLOG AL FIGLIO

DISASTRO Il professor Paolo Toni, consulente tecnico della Procura

DISASTRO Il professor Paolo Toni, consulente tecnico della Procura

Viareggio, 27 novembre 2014 - LO SQUARCIO sulla cisterna della morte ai raggi x. Chi lo ha causato? Il professor Paolo Toni, consulente tecnico della Procura, nell’udienza di ieri al processo per la strage di Viareggio, si è soffermato per ore su questo aspetto cruciale. E non ha avuto la minima esitazione. A suo modo di vedere lo squarcio fu causato dal picchetto di segnalazione delle curve e non dalla controrotaia a zampa di lepre, confutando in tal modo l’esito dell’incidente probatorio.

PER dimostrare la sua tesi, Toni parte proprio dalle conclusioni dei periti del Gip Dario Vangi e Riccardo Licciaredello: a sgombrare il campo dai dubbi la serie di rottami trovati in corrispondenza delllo scambio. Tutti quei frammenti sparpagliati nel raggio di pochi metri appartenevano alla boccola dell’assile del vagone della morte. La boccola dunque, dopo aver frantumato il marcipiede della pensilina è andato a urtare una controrotaia dello scambio, danneggiandola vistosamente. Quei frammenti sono, per usare un’espressione utilizzata dal pm Giuseppe Amodeo, ‘la pistola fumante’. La prova provata, insomma, che la zampa di lepre, adiacente alla controrotaia squassata dalla boccola, non potè squarciare la cisterna, perché in quel momento il vagone non si era ancora capovolto. «La zampa di lepre – ha spiegato il professor Paolo Toni – ha subito un colpo che l’ha inclinata e spostata di poco. Ma non ci sono segni di abrasioni né di perdita di vernice. La può aver urtata un elemento qualsiasi di una delle sale del secondo vagone».

SECONDO l’esperto della procura, pertanto, il primo vagone ha deragliato e urtato contro la pensilina; ha arato e distrutto il binario determinando il distacco dal resto del convoglio e il successivo deragliamento di altre due carrozze. Lo stesso primo vagone ha poi proseguito la sua marcia trascinato e attaccato al locomotore, fino, come dire?, a ‘inciampare’ in corrispondenza dello scambio. A quel punto si è piegato su un fianco andando a urtare-26 metri dopo la zampa di lepre-il picchetto e al momento dell’impatto si è separato dal locomotore. Il professor Toni ha fatto notare che anche numerose perizie fatte da esperti di Rfi e Trenitalia concordano sul fatto che locomotore e cisterna siano rimasti attaccati sino quasi alla fine. E questa circostanza escluderebbe per Toni l’impatto della cisterna con la zampa di lepre. E non è tutto. Secondo Toni la zampa di lepre non avrebbe potuto provocare quello squarcio, perché la zampa stessa non emerge a sufficienza dal cuore del deviatoio: al massimo 3.4 centimetri, quando per tagliare la lamiera della cisterna avrebbe dovuto emergere di almeno 10-12 centimetri. In sostanza la cisterna sarebbe scivolata sopra la zampa di lepre senza subire danni.

Lo squarcio lo avrebbe invece prodotto il picchetto che venne piegato al primo impatto con la cisterna capovolta. Ma la punta è rimasta fuori dal ballast per 30-40 centimetri. Era come una pinna di squalo, acuminata e tagliente. Ed è stata quella pinna a tagliare la cisterna. «Come una rasoiata», ha sentenziato il professor Toni