Francesco Guccini con i Musici, tra dialoghi e canzoni

L'artista si esibirà questa sera alle 21,30 al teatro della Versiliana a Marina di Pietrasanta

Francesco Guccini

Francesco Guccini

Marina di Pietrasanta 14 agosto 2016 - «Per il futuro ho in progetto prima di tutto di sopravvivere, poi di scrivere un altro giallo». Intanto però si pensa a stasera quando il grande Francesco Guccini sarà ospite, alle 21,30, al teatro della Versiliana a Marina di Pietrasanta. Parla poco, scrive molto e non canta più l'autore de «La Locomotiva» e per stasera anticipa solo che cercherà di dialogare col pubblico mentre concede a La Nazione un'intervista esclusiva tra i suoi molti silenzi mediatici.

Cosa riserverà questa sera agli spettatori?

«Dipende dalle domande che l'intervistatore mi farà e dove ci porteranno. Ma non canterò».

A proposito di cantare, sembra esaurita la grande scuola cantautorale italiana, oggi i ragazzi sembra pensino solo al rap o ai talent show...

«Non credo che dipenda dalla mancanza di giovani cantautori, perchè di loro ce ne sono tantissimi in giro»

Allora è solo cambiata l'industria discografica?

«In parte può essere anche quello. Le case discografiche di fatto non esistono più e sono state soppiantate dalle grandi multinazionali e dai format televisivi. Non c'è più la vecchia scuola di coloro che, spesso anche per passione, giravano tra le sale da ballo ed i locali a scovare giovani talenti mentre facevano la loro gavetta»

L'esperienza ha dunque un peso nella via verso il successo?

«Si, un tempo la casa discografica aveva la pazienza di aspettare se credeva in un talento. Poi non dimentichiamo il ruolo dei negozi di dischi. Oggi non ce ne sono più, ma un tempo erano centro di aggregazione sociale, intellettuale. Si andava al negozio di dischi come si andava in libreria a chiedere se era uscita qualche novità e si parlava, ci si confrontava»

Com'è cambiato il mondo dai tempi in cui scrisse 'La Locomotiva'?

«Tutto cambia, non solo dalla Locomotiva. Sono nato nel secolo scorso, quando c'era la guerra e me la ricordo bene. Adesso i cambiamenti sono su molti livelli, basti pensare all'introduzione del telefono. Una volta non ce l'aveva quasi nessuno in casa, oggi si va al ristorante e la prima cosa che la gente fa, appena si mette a sedere, è quella di posare il cellulare sul tavolo, un po' come quando nel far west nei saloon, sul tavolo, si posava la pistola».

Qual è il suo rapporto allora con i social network, per lei che si concede poco e che sembra dare valore al silenzio?

«Non esiste. Vedo che appena uno scrive qualcosa viene subito insultato da fantomatici misteriosi personaggi. Quando va bene viene esaltato, magari anche immeritatamente. So di avere un profilo su Facebook ma non lo gestisco io. Io non ho nemmeno il cellulare. Il computer lo uso praticamente solo come macchina da scrivere, ma le canzoni ad esempio le ho sempre scritte a mano».

A proposito di comunicazione, lei è passato dalle canzoni ai libri, come hanno fatto anche altri artisti, è un passaggio fisiologico con l'esperienza? Parafrasando si nasce incendiari e si finisce pompieri, si nasce cantautori e si finisce scrittori?

«Scrivere è una cosa che ho sempre voluto fare, fin da giovane. Volevo fare lo scrittore ed ho cominciato con un paio di poemetti che ho dimenticato e qualche racconto».

Lei vive a Pavana, da rifugio è diventato luogo permanente?

«Tutto fuorchè un rifugio a giudicare dalle persone che ogni giorno vengono per incontrarmi».

E la Pistoiese, la segue ancora?

«Ne sono stato un grande tifoso, ma ultimamente i risultati sono quelli che sono»

Ci svelerebbe quali sono il suo libro, il suo film, la sua canzone ed il suo piatto preferito?

«Domanda difficile. Per ogni categoria non ce n'è uno solo, ma tantissimi. Tra i piatti però forse tutti quelli legati alla mia infanzia dai nonni. Il coniglio arrosto ad esempio mi manca molto, così come le salsicce sott'olio ma non li cerco più, perchè temo di rimanerne deluso non trovando più i sapori di un tempo».

Progetti per il futuro?

«Innanzitutto sopravvivere e poi scrivere un altro giallo con Loriano Macchiavelli e continuare le mie traduzioni in dialetto dal latino o da Shakespeare o da Garcia Lorca».

 

Arianna Fisicaro