Donne scomparse a Torre del Lago, slitta la sentenza

I legali degli imputati hanno chiesto l’assoluzione in un’udienza drammatica. Martedì il verdetto Donne sparite a Torre del Lago, il pm chiede l'ergastolo per Remorini / La perizia non risolve il giallo / Remorini ai domiciliari con il braccialetto elettronico / Tureddi: "Remorini mi offrì una casa e 10 mila euro per stare zitto"

Un momento delle ricerche effettuate nel campo (foto Umicini)

Un momento delle ricerche effettuate nel campo (foto Umicini)

Viareggio, 12 luglio 2014 - «FRANCESCO Tureddi deve essere prosciolto dall’accusa di favoreggiamento personale»: firmato, avvocato Aldo Lasagna. «Non ci sono elementi probatori tali per ritenere Massimo Remorini responsabile di tutti i reati che gli vengono contestati anche perché la testimonianza di Francesco Tureddi, sulla quale poggia l’impalacatura accusatoria non è credibile: voglio ricordare nel suo ‘passato’ ci sono due condanne per falsa testimonianza e una per calunnia»: firmato avvocato Massimo Landi. «Quello di Tureddi è un racconto che non regge: eppoi Maria Casentini in tutta questa vicenda, a cominciare dalla presunta truffa e appropriazione indebita, ha un ruolo del tutto marginale rispetto a quello di Remorini. Per non parlare delle accuse dell’omicidio e della soppressione di cadavere...»: firmato, avvocato Eriberto Rosso. Dopo il giorno delle richieste dell’accusa formulate dal pubblico ministero Sara Polino — pesantissima quella a carico di Massimo Remorini: ergastolo — è stato il giorno delle arringhe difensive che hanno disegnato un quadro diametralmente opposto (in particolar modo per Massimo Remorini e per Maria Casentini) rispetto a quello dipinto dall’accusa. Così la Corte di Assise ha deciso di far slittare la sentenza di primo grado a martedì prossimo: due giorni in più di riflessione su quanto è emerso nelle dieci udienze dibattimentali prima di emettere il verdetto. Fra tre giorni, dunque, ci sarà la sentenza preceduta — dalle 14 in poi — dalle repliche della pm Sara Polino e degli avvocati di parte civile, dopo le articolate arringhe dei difensori. C’è grande attesa. Anche la trasmissione «Chi l’ha visto?» — che ha seguito la vicenda di Velia e Maddalena — sarà presente con un inviato.

«FRANCESCO Tureddi non è un soggetto attendibile — ha detto l’avvocato Massimo Landi, nel tentativo di indebolire una delle ‘carte dell’accusa’: la sua ricostruzione dei fatti non è veritiera. E ci sarebbe molto da dire anche sul fatto che David Paolini fosse nel campo di via dei Lecci tre ore prima della sua telefonata a Maria Casentini nel quale segnalava che la sua mamma non dava segni di vita: la presenza è certificata dalla ‘cella’ della telefonia mobile che ha agganciato il cellulare del ragazzo». Landi ha parlato di una ricostruzione della vicenda «intrisa di forti suggestioni dalle quali i giurati si devono ‘staccare’ ma considerate solo i fatti. La Procura ha voluto piegare gli elementi indiziari ad una ricostruzione molto lacunosa e inverosimile». Non meno «velenoso» nei confronti della Procura è stato l’avvocato Eriberto Rosso che ha cercato di dimostrare come il ruolo di Maria Casentini sia «marginale rispetto a tutta l’impalcatura accusatoria che si regge su elementi poco credibili». «Come si può pensare che un cadavere possa essere fatto sparire con le modalità raccontate da Francesco Tureddi, vale a dire bruciandolo all’aria aperta in un bidone» ha aggiunti.

«LA TESTIMONIANZA di Francesco Tureddi è il frutto di una presa di coscienza del mio assistito — ha detto l’avvocato Aldo Lasagna —: una ‘conversione’ dopo l’iniziale testimonianza che le due donne erano andate via su un’auto. E da quando ha raccontato la verità, la vita di Cecchino non è cambiata. E’ sempre senza casa ma il disadattato Tureddi, come qualcuno l’ha dipinto, non ha ‘venduto’ nessuno anche se si è sentito oggetto di intimidazioni. In questa vicenda la verità storica combacia precisamente con quella processuale».