Madre e figlia scomparse. Processo d'appello per Remorini e Casentini

In primo grado condannati a 38 e 16 anni

Il campo degli orrori mentre viene setacciato, in alto Massimo Remorini

Il campo degli orrori mentre viene setacciato, in alto Massimo Remorini

Viareggio, 17 dicembre 2015 -  Il giallo di Maddalena Semeraro e di Velia Carmazzi, madre e figlia misteriosamente scomparse nell’estate del 2010 da Torre del Lago e mai più ritrovate, torna nelle aule giudiziarie: oggi nella in Corte di Appello a Firenze si apre il processo di secondo grado a carico dei due imputati, Massimo Remorini e Maria Casentini, che in primo grado sono stati condannati rispettivamente a 38 e 16 anni di reclusione. Remorini è stato ritenuto responsabile il primo dell’omicidio e soppressione del cadavere di Maddalena Semeraro, 80 anni: nei confronti dell’imputato anche le accuse di sequestro di persona e circonvenzione di incapace. Il ruolo della Casentini? Concorso nei reati – concorso in omicidio e soppressione di cadavere – addebitati a Remorini.

L’ipotesi degli investigatori, supportati anche dalla testimonianza chiave di Francesco Tureddi (imputato e poi assolto), è che i corpi delle due donne siano stati bruciati nel ‘campo degli orrori di Torre del Lago’ e poi gettati in un cassonetto nella zona di Pontenuovo nel comune di Pietrasanta. La difesa di Massimo Remorini (affidata all’avvocato Massimo Orlandi) e di Maria Casentini (la donna è tutelata dall’avvocato Eribero Rossi) hanno sempre puntato sull’inaffidabilità della testimonianza di Francesco Tureddi, ritenuto un personaggio troppo poco credibile visto che nel corso della fase istruttoria ha cambiato ripetutamente versione sulla sorte di Velia e Maddalena Semeraro. I giudici hanno ritenuto che il decesso di Velia Carmazzi, 59 anni, sia avvenuto per cause naturali qualche settimana prima della sparizione della mamma. Remorini – che era una sorta di ‘consulente economico’ di madre e giglia, si sarebbe approfittato anche del fatto che poteva gestire il bancomat di Maddalena Semeraro. Nel processo di primo grado, Massimo Remorini era stato condnanato a pagare 200 mila euro di risarcimento a David Paolini rispettivamente figlio e nipote delle due scomparse, 50 mila euro a Sabrina Paolini figlia e nipote delle donne.