Stangata Termomeccanica Massarosa e Pietrasanta minacciate dal dissesto

Il 2 dicembre udienza da 15 milioni in Cassazione

L’inceneritore di Falascaia

L’inceneritore di Falascaia

Viareggio, 20 novembre 2014 - PER ANNI molti hanno annunciato la fine del mondo. Adesso una data c’è, ma riguarda solo Massarosa e Pietrasanta. E’ il 2 dicembre, giorno dell’udienza in Cassazione per il famigerato contenzioso con Termomeccanica, che vede i due comuni titolari degli impianti di smaltimento generati dal commissariamento Daviddi già condannati, anche in Appello, a risarcire la società con 15 milioni di euro. Una somma che rappresenta più o meno un quarto del bilancio corrente dei due comuni: in caso di definitiva soccombenza, per Pietrasanta e Massarosa si aprirebbero le porte del dissesto, come a Viareggio, non appena Termomeccanica farà i decreti ingiuntivi.

DELLA VICENDA s’è occupato per l’ennesima volta il Cav in un incontro coi rappresentanti di Termomeccanica. Massarosa e Pietrasanta cercano di coinvolgere pro quota, nel risarcimento, anche le altre località versiliesi che hanno usufruito dell’inceneritore (chiuso) e di Pioppogatto (attivo). Però le royalties le hanno prese solo i comuni titolari, e gli altri sindaci hanno sempre respinto le pretese. E a Termomeccanica di Viareggio, Camaiore e compagni non interessa nulla, visto che l’obbligazione è in testa ai sindaci Mungai e Lombardi: il socio di maggioranza dell’impresa che costruì l’inceneritore è ora una grande banca, alla banca interessano i soldi e non le chiacchiere, e quindi se la Cassazione confermerà la condanna arriverà subito il messo notificatore. A margine, vale la pena ricordare che per l’articolo 244 del Tuel un comune è in dissesto quando non può far fronte alla richiesta di pagamento di crediti liquidi ed esigibili. A Mungai e Lombardi non resta che sperare che la Cassazione accolga il già denegato ricorso sulla competenza a giudicare, non del magistrato ordinario ma del Tar: tesi finora sfortunata.

ANCHE perché i bilanci di Massarosa e Pietrasanta si reggono sugli stecchi dei residui attivi, alla viareggina: una nuova ventata del Mef, o della Cassazione, butterebbe giù la casetta dei tre porcellini. Non va dimenticato infatti che ci sono da pagare 14 milioni di ammennicoli vari, tra cui 4 milioni di spese legali. Un anno fa, di fronte al braccio di ferro tra sindaci Pd, arrivò il governatore della Toscana Enrico Rossi a rassicurare (citiamo a memoria) che la Regione «è un fratello minore che non dimentica i comuni». E propose una soluzione che vedeva la copertura di 5 milioni da parte di Firenze, e il resto da parte dell’Ato Costa con la tariffa trentennale divisa su un centinaio di comuni. Ma poi a Livorno hanno vinto i grillini, il costosissimo piano rifiuti dell’Ato Costa è finito in alto mare, e se il Pd non riconquista il comune di Viareggio che pesa per il 4%, la governabilità dell’Ato rimane una chimera. Il problema è che la Cassazione arriva ora: nonostante la lentissima giustizia italiana, la politica è ancor più bradipica.