"Quelle cene a casa di Cuadrado. Caro amico, se vai via ci mancherai"

I ragazzi del bar 'I’ Pappagallo' raccontano il legame con il calciatore viola

Firenze, 23 agosto 2014 - L’UMILTÀ e la semplicità dei grandi. Ai ragazzi del Pappagallo, il bar di Cuadrado, si illumina lo sguardo quando chiedi loro di Juan. Perché dal primo giorno in cui è entrato, lì all’angolo tra via Piagentina e via Fra Giovanni Angelico, il colombiano è diventato molto di più di un cliente speciale. Il ritratto che ne fanno avvicina ancora di più il campione viola a Firenze, al cuore dei tifosi. Juan è un ragazzo speciale, al quale è semplice affezionarsi e voler bene. Il bar «I’ Pappagallo» a suo modo è una squadra di calcio: cinque soci e sette collaboratori. I soci sono Nereo, Roberto, Devy, Luigi, Francesco. I collaboratori Claudio, Francesco, Francesca, Genni, Erika, Jonathan e Bianca, l’ultima arrivata. Una squadra unita, in cui lo spogliatoio gira a meraviglia. Quasi ognuno di loro conserva gelosamente nel cellulare un clic con Juan. E lo mostra con orgoglio.

«SPERO proprio che rimanga a Firenze...» dice Nereo. Nereo è quello che lo conosce più di tutti: ci è andato a cena insieme più volte, lo ha ospitato a casa, ha scambiato gli affetti della sua famiglia con quelli di Juan. Nel suo racconto — che mai sconfina nel privato, quasi a proteggere gelosamente il campione — c’è il segno di un legame che si è consolidato nel tempo. «Sono persone squisite — dice Nereo — nulla a che vedere con chi, nel mondo del pallone, magari se la tira un po’... Forse anche per questo è nato un rapporto speciale, di cui qui al bar andiamo orgogliosi. Un legame così con un campione come Juan non capita spesso...».

NON MANCA qualche aneddoto, come «quella volta che siamo stati a cena a casa sua, e ci siamo messi a giocare a ping pong sul tavolo di cucina. Pensavo di batterlo almeno lì e invece ha vinto lui...». O quando Cuadrado è partito per i mondiali in Brasile e ha lasciato la sua Smart in uso proprio a Nereo, fino al ritorno: «Tienila pure, usala tu...». E poi le cene al ristorante insieme, con le rispettive famiglie, «io, mia moglie e mia figlia e lui con la mamma, la fidanzata, la sorellina... Belle serate insieme. E Juan — prosegue Nereo — che non si è mai tirato indietro nemmeno una volta di fronte a chi gli chiedeva un autografo. Magari interrompe la cena ma non sa dire no, pur di accontentare tutti. Come quella volta a Parma, con sei colombiani...». Niente vizi per Juan. «Non l’ho mai visto bere una goccia di vino o di birra, mai. Per il compleanno di sua mamma ci ospitarono per festeggiarlo a casa sua, con tutti i ragazzi del bar e le rispettive famiglie. Io portai una cassa di prosecco... Il giorno dopo la mamma ce la restituì... Io l’ho visto bere solo acqua e succhi di frutta, e basta. E’ un grande professionista». E in cucina? «Gli piacciono l’amatriciana, il petto di pollo... E le verdure grigliate, specialmente quelle che cucina mia moglie Serena...». Al bar I’ Pappagallo la porta d’ingresso è aperta quasi tutto l’anno, tre giorni di chiusura a cavallo di Ferragosto e basta, servizio dall’alba fin quasi a mezzanotte. La «squadra» del Pappagallo ci ha messo poco a innamorarsi di Juan e della sua famiglia, la mamma Marcela, la sorellina Maria Angel. E’ stata la mamma di Juan la prima a entrare nel bar. Ed è a cominciare da lei che è nato il rapporto speciale. «Ricordo quando l’accompagnai a Settignano — dice Devy, uno dei soci — dovevo andare dalla mia bambina all’asilo. Venga con me le dissi, così può vedere un po’ di panorama della città. Restò subito innamorata di Firenze. Siamo tutti legati a Juan e alla sua famiglia, per la loro semplicità». E quando il colombiano trova difficoltà a parcheggiare l’auto, ecco che intervengono i ragazzi del Pappagallo: «Ci lascia le chiavi, ci pensiamo noi». Leggendo i giornali anche gli amici del bar hanno capito che forse l’approdo più gradito a Juan, se proprio dovrà partire, è il Barcellona: la città, il clima, campioni come Messi e Neymar. Ma la speranza è di averlo qui almeno per un altro anno: «Ciao Juan, un abbraccio dai tuoi amici del Pappagallo. Se te ne andrai ci dispiacerà tanto».