Delitto Iacconi: "Che giustizia è se chi ha ucciso un ragazzo non sta in carcere?"

Gli amici di Manuele Iacconi infuriati per i ritardi dell’inchiesta / DELITTO IACCONI, UN ALTRO MINORENNE PUO' USCIRE DAL CARCERE

Gli amici di Manuele

Gli amici di Manuele

Viareggio, 24 maggio 2015 - ARRABBIATI (eufemismo). No, molto di più. E non è la prima volta che accade da quella maledetta notte. Gli amici di Manuele Iacconi - morto il 30 novembre scorso: un mese prima era stato picchiato selvaggiamente in via Coppino dopo un diverbio stradale - si sentono presi in giro. «La Giustizia - ribadiscono, dopo avere saputo dell’istanza di concessione dell’affidamento in comunità per il 17enne che ha colpito ripetutamente Manuele con il casco alla testa - sta andando troppo lentamente. Tra l’altro fra poco meno di un mese scadono i termini della scarcerazione preventiva...». Mario Rosi, che degli «Amici di Manù» è il portavoce, ha già organizzato una serie di manifestazioni. «Ma non siamo ancora a nulla - aggiunge - perché la rabbia sta lievitando di giorno in giorno: forse qualcuno non si rende ancora conto di che cosa sia accuduto». Così nelle ultime ore è iniziata una colletta che ha portato alla prima iniziativa di protesta: un camion-vela pubblicitario che per una settimana intera, dal 1 al 7 giugno, girerà in tutta la Versilia, con il volto di Manuele per «chiedere vera Giustizia e il rispetto delle regole per un giovane che è stato ammazzato come un cane in mezzo alla strada. E ora chi l’ha ucciso e chi gli ha tenuto bordone quella maledetta notte e anche dopo, rischia di uscire dal carcere e di non pagare nulla per tutto il male che è stato fatto a Manuele, alla sua famiglia e chi era amico della vittima».

GLI AMICI di Manuele sono molto agitati: anche ieri mattia c’è stata fibrillazione. C’è chi sta proponendo un’altra fiaccolata notturna in Darsena, chi un presidio di fronte alla Procura dei minorenni di Firenze, visto che la prossima settimana i due ragazzini finiti in carcere con l’accusa di avere ucciso Manuele e malmenato seriamente Matteo Lasurdi, amico della vittima saranno ascoltati. «E mai possibile - prosegue - che a distanza di sei mesi non si sia ancora arrivati a definire le responsabilità di quelle maledetta notte aprendo un processo. Ecco perché poi la gente ha sempre meno fiducia nella Giustizia: c’è un giovane di 32 anni morto, c’è un colpevole già identificato e siamo ancora qui a sentir dire che potrebbe uscire dal carcere e finire in comunità...». «Aspettiamo che altre persone - conclude Rosi - in credito con la Giustizia si uniscano a noi: vogliamo far sentire la voce dei cittadini per bene che non chiedono vendetta, non siamo come qualcuno dice per la legge del taglione, ma solo per il rispetto delle regole. Sì, per ora la Giustizia sembra avere preso un po’ alla leggera la storia di Manuele...».