Omicidio choc in Darsena: "Li ho sentiti litigare, ho pensato fossero ubriachi. Poi i quattro colpi alla schiena"

La testimonianza di un anziano che risiede vicino al 'Mezzo Marinaio', dove ieri si è verificata la tragedia. Intanto l'omicida è stato trasferito in carcere con l'accusa di omicidio volontario / FREDDA IL FRATELLO DOPO L'ENNESIMA LITE SUL LAVORO / LE FOTO

Nicola (a sinistra) e Mario Guidotti

Nicola (a sinistra) e Mario Guidotti

Viareggio, 21 giugno 2015 - «Li ho sentiti litigare, pensavo fossero ubriachi. Poi ho sentito i colpi di pistola. Quattro. Ho visto che lo ha colpito alla schiena». A parlare è un anziano che risiede in via Salvatori, dalla parte opposta a dove si trova «Il Mezzo Marinaio». «Discutevano e urlavano con toni molto forti – racconta ancora – . Stavano litigando dentro il ristorante ma si sentivano benissimo anche da fuori. Non ci ho dato peso, pensavo appunto che avessero bevuto qualche bicchiere di troppo. Cosa divevano? Mah, cose loro, non sempre comprensibili. Mi è sembrato di aver sentito uno che minacciava l’altro dicendogli che lo avrebbe ammazzato. E anche: “Dammi quanto mi spetta“. Poi uno di loro è uscito, l’altro gli è andato dietro, ha preso la pistola e gli ha sparato. Una scena agghiacciante». MA CHI ha assistito alla lite sfociata in tragedia è stato il personale del «Mezzo Marinaio».

Nessuno però ha voglia di parlare e di raccontare. Si ritirano dentro il ristorante e provvedono a rimettere a posto tavoli e apparecchiature già predisposti per la cena. Bocche cucite anche fra gli avventori del vicino bar del PalaBarsacchi. «Abbiamo sentito solo gli spari», dice qualcuno». Nel frattempo continua ad arrivare gente. Molti sono curiosi, molti altri passanti di ritorno dalla spiaggia. Molti però sono anche gli amici dei fratelli Guidotti, accorsi non appena si è sparsa in città, molto rapidamente, la voce della sparatoria e che non nascondono il loro stupore e il loro dolore.

«Passavo in macchina con mia figlia – racconta uno dei presenti, amico dei fratelli Guidotti – quando ho trovato forze dell’ordine e confusione. C’era la macchina della Guardia Costiera che bloccava la strada e che impediva di passare. Pensavo che ci fosse stata una scazzottata, poi però ho visto arrivare i poliziotti e portare via Nicola, mentre poco più in là c’era il corpo diMario, secco, sdraiato per terra con gli occhi sbarrati. Gente che era sul posto mi ha spiegato che Mario era venuto a portare una cassa di scampi al cuoco del ristorante e che la lite era iniziata per telefono. Poi è arrivato Nicola, hanno continuato a litigare e quandoMario stava per salire sulla Vespa l’altro gli ha sparato quatto colpi di pistola – sottolinea mimando il gesto dello sparo – . In una famiglia ci possono anche essere dei dissapori ma non si deve e non si può arrivare fino a questi punti».

Intanto l'uomo, difeso dall'avvocato Massimo Landi, è stato trasferito in carcere con l'accusa di omicidio volontario dopo un lungo interrogatorio del pm Antonio Mariotti. L'uomo aveva già confessato agli agenti che lo avevano bloccato.