La folla ha salutato Bocco Nel ricordo della sua magia

E Anichini ha intonato la «coppa di champagne»

Una grande folla ha assistito ai funerali alla Chiesa della Resurrezione al Varignano. Carlo Vannucci per tutti era Bocco, il grande carrista dei corsi mascherati della ripresa dopo la guerra

Una grande folla ha assistito ai funerali alla Chiesa della Resurrezione al Varignano. Carlo Vannucci per tutti era Bocco, il grande carrista dei corsi mascherati della ripresa dopo la guerra

LA VOCE si è spezzata dal principio: «Salutiamo il Carnevale». Perché quel saluto, stavolta, corrisponde ad un addio; e Bocco, Carlo Vannucci, era il Carnevale. Quel Carnevale che era riuscito a rimarginare una ferita profonda «riparando quello che la grande guerra aveva distrutto» ha ricordato dall’altare Don Marcello Brunini. Quel Carnevale che aveva la forza dell’illusione e la potenza di una realtà internazionale. Quando sul sagrato della chiesa della Resurrezione al Varignano il feretro del carrista e pittore Carlo Vannucci è partito per l’ultimo viaggio Franco Anichini, con un filo di fiato, ha intonato nel silenzio ‘Sù la coppa di champagne’. Accompagnata dal battito delle mani, come un canto di preghiera. E lì, in quel momento, più forte che mai, una morsa di nostalgia ha stretto tutti i presenti alla funzione funebre. E se questo sentimento così complesso, che sopraggiunge all’improvviso con il suo carico di ricordi, potesse essere espresso da un colore, Bocco forse avrebbe attinto da tutta la sua tavolozza per descriverlo. Dal bianco, dal rosso e dal nero. Come la bandiera Burlamacca, su cui è stata adagiata durante la funzione la bara di legno chiaro che custodiva il corpo di un’anima libera. Dal grigio plumbeo di una giornata triste, dall’argento dei capelli di due grandi amici e colleghi di Bocco: Arnaldo Galli e Renato Verlanti. Rimasti uno accanto all’altro durante il funerale, come nella vita degli hangar. E infine un tocco d’ocra, come la creta. La pasta di quest’uomo d’altri tempi, «che si è spento con un sorriso leggero sul volto»; non riesce a dimenticare quell’espressione Roberto. Che in quell’ultimo sorriso ha ritrovato tutta la serenità che ha accompagnato la lunga e avventurosa vita di suo padre. «Quando era un po’ giù, gli ricordavo tutta la meraviglia di un secolo incredibile per Viareggio di cui lui aveva fatto parte. Da quando nel ’27 incrociava Puccini in auto. E lui mi diceva ‘Sai, hai proprio ragione...’». In 95 anni di vita Carlo Vannucci non ha rimpianto nulla. Carla invece ha vegliato teneramente il feretro del padre per tutto il tempo della messa, come ha fatto in questi ultimi anni di vita. Enrico non è riuscito a trattenere il pianto, quanto dolore in quel saluto al pappà (con due p, alla viareggina) e al Carnevale. «Che – ha detto nell’omelia Don Marcello – con la sua intelligente leggerezza deve essere fonte d’ispirazione per questa città». Città che non è stata tutta fisicamente presente. Ma per l’addio a Bocco c’era quella parte di Viareggio profondamente legata alla sue origini. Unita per l’ultimo ringraziamento ad un grande della nostra terra. Che presto tornerà al mare, dove navigheranno per sempre le sue ceneri.

Martina Del Chicca