Sparatoria di Lido di Camaiore, l'uomo arrestato fu assolto nel 2006 dopo un furto

Il racconto di una donna che si vide la casa ripulita: "Profanarono la mia abitazione, vivo nella rabbia e nella paura"

L’arresto di Angelo Riviera

L’arresto di Angelo Riviera

Viareggio, 4 agosto 2015 - La caccia è ancora aperta. Ai due complici di Angelo Riviera il sinti di 43 anni che con due compagni di imprese criminose sabato a mezzogiorno ha scatenato l’inferno, la lunga scia di paura partita dalla zona Benelli, arrivata a Marina di Pietrasanta e poi tornata verso sud. Un folle rodeo che ha rischiato di seminare la morte e si è concluso in piazza Umberto con gli spari fra la gente e la fuga di due banditi (uno si è gettato in acqua dopo aver terrorizzato i bagnanti, l’altro è scappato a piedi verso viale Colombo) dopo che il terzo, Angelo Riviera appunto, è stato arrestato.

Mentre i complici non si trovano (ma gli inquirenti probabilmente sanno di chi tratta) Riviera in carcere a Lucca non è stato ancora sottoposto all’interrogatorio di garanzia che avverrà domani anche se l’arrestato ha già parlato con un legale (Luca Pezzica di Carrara) delegato dall’avvocato Mauro Molinengo di Torino che lo segue da anni. Ma, come lui ha precisato, non era suo avvocato quando nel 2006 Riviera fu protagonisti con due complici (due 9 anni fa come sabato) di un furto in casa in Versilia culminato con un inseguimento in cui i tre fecero perdere le loro tracce. Riviera con i due complici di allora (Alessandro Dibois e Fortunato Dellagarin entrambi sinti e provenienti dal Piemonte) venne arrestato mesi dopo. I tre subirono un lungo processo e poi vennero assolti dal tribunale di Lucca "per non aver commesso il fatto".

Una sentenza che fece molto discutere, basata sul fatto che decisive furono le testimonianze di cento sinti che dissero che i tre il giorno di giugno 2006 quando avvenne la rapina erano un compleanno di famiglie nomadi a Vercelli. E vennero ritenuti credibili. Facile immaginare la rabbia mista all’amarezza che pervade in queste ore nell’animo di Laura Ceragioli che a Piano di Mommio incrociò i tre banditi che scappavano dalla sua casa saccheggiata, donna che venne urtata dall’auto con la quale fuggirono. La vettura venne poi intercettata dalla polizia a Marina di Pietrasanta. Sulle volanti c’era il dottor Giuseppe Testaì all’epoca vice dirigente del commissariato a Viareggio e ora capo della mobile di Livorno. "Profanarono la mia casa – dice Laura Ceragioli – li riconobbi quando me li fecero vedere in carcere eppure questo non è bastato. E’ arrivata l’assoluzione, ho dovuto pagare tutte le spese legali e non ho avuto giustizia. Da quel momento vivo nel terrore e ho preso il porto d’armi. La vicenda di lido di Camaiore mi ha fatto tornare indietro nel tempo riaprendo una ferita che fa male. Continuo a vivere nell’angoscia perché ho anche un piccolo negozio vicino a casa a Piano di Mommio e non si può stare tranquilli. Anche perché giustizia non è stata fatta".

Martina Del Chicca