Il carrista Fabrizio Galli contro l’Assocostruttori: un addio al vetriolo

«Sono stato lasciato solo a difendere il Carnevale, ma ora basta. Penso alla mia bottega»

Il carrista Fabrizio Galli

Il carrista Fabrizio Galli

Viareggio, 30 luglio 2015 - E’ deluso. Una venatura rauca di tanto in tanto gli spezza la voce. Il carrista Fabrizio Galli non si è solo dimesso dal ruolo di presidente dell’Assocostruttori; ma oggi formalizzerà anche la sua uscita dall’associazione che riunisce i costruttori del Carnevale. Quella ‘famiglia’ dei baracconi che, nonostante tutte le difficoltà, negli ultimi 3 anni aveva tentato di tenere unita con lo scopo preciso di fare quadrato intorno alla manifestazione. Di difenderla dal dissesto, dagli attacchi indiscriminati, «D’ora in avanti mi preoccuperò solo e soltanto della mia bottega artigiana»; è la conclusione amara di un percorso in salita. Interrotto all’alba della nuova formula del Carnevale estivo a pagamento; ma soprattutto quando il traguardo di una legge nazionale in sostegno del Carnevale era proprio lì, ad un passo. Questo è l’unico cruccio di Fabrizio, un carattere duro, a tratti ruvido, ma estremamente cristallino. «Mi dispiace non poter raccogliere con le mie mani questo risultato, per cui mi sono esposto in prima persona. Spesso da solo, tralasciando parte della mia vita e della mia carriera...»

Cosa è successo? «Niente. E’ successo che mi sono ritrovato da solo alla guida di un’associazione lacerata dai tagli diversificati. Con tutte le categorie, carristi di prima, di seconda e mascheratisti, l’una contro l’altra. E io non ho più tempo da perdere per gli altri, ne ho già perso abbastanza. Ho dato tutto, ora voglio recuperare la mia serenità». E ora?  «Domani (oggi per chi legge ndr) chiuderò un ciclo della mia vita per dedicarmi alla mia professione e alla mia piccola ditta artigiana. Ho convocato l’assemblea dei costruttori; e a quelli che verranno, ammesso che qualcuno venga, consegnerò le mie dimissioni da presidente e dall’Assocostruttori». Che vuol dire ‘a quelli che verranno, ammesso che qualcuno venga’? «Le uniche riunioni partecipate sono state quelle in cui abbiamo parlato di soldi e del meccanismo di avanzamenti e retrocessioni. A portare avanti un progetto di salvataggio del Carnevale eravamo davvero in pochi. In realtà ero solo, io e basta. Mi sono totalmente speso, tra Viareggio e Firenze affinché la manifestazione ottenesse un riconoscimento e una stabilità economica. Qualche mio collega non ha nemmeno versato la quota associativa annuale, nessuno che si sia preoccupato della mia bolletta del telefono. Tanto per fare un esempio». Qual è stata la goccia che fatto traboccare il vaso? «Che tutte le lotte per dare dignità alla nostra professione sono state disconosciute in un batter d’occhio» Spiegaci meglio... «Quando abbiamo trattato il compenso per l’uscita del Carnevale estivo avevamo fissato il budget per ogni carrista in 2mila 500euro. Soldi che servono per coprire i costi del gruppo elettrogeno, del noleggio di impianti audio e luci, del personale per i movimenti e per la sicurezza, per il gasolio del trattore... Poi due costruttori, Alessandro Avanzini e Gilbert Lebigre con Corinne si sono fatti indietro, e chi è subentrato a loro nella sfilata ha accettato le condizioni poste dalla Fondazione. Che per paura di non rientrare dell’investimento fatto per l’organizzazione dell’evento ferragostano ha chiesto un sacrificio a chi? Ai costruttori, vale a dire a coloro che il Carnevale lo fanno materialmente, con tutti i rischi civili e penali del caso». Che sacrificio? «Su una spesa complessiva di 200mila euro per i tre giorni, sono stati tagliati 4mila euro al budget per i carristi. Che dunque usciranno sottocosto a mille e 500euro per 3 sfilate. Questo perché fino ad oggi si sono venduti 60 biglietti e la Fondazione ha paura di non incassare quanto ipotizzato. Ma se queste sono le premesse, se non si crede nel Carnevale, tanto valeva non farlo».  Non ti abbiamo mai sentito così deluso... «Sono stanco. Sono stati tagliati 60mila euro ai compensi dei carri di seconda e alle mascherate per investire questa economia nei lavori di manutenzione alla Cittadella. La verità è che paghiamo mille e 300 euro per hangar in cui continua a piovere. Mezzo impianto luci è stato sostituito, l’altra metà non sappiamo nemmeno se verrà rinnovata...».

Martina Del Chicca