"Nicola aveva un grave quadro psicologico. Quando ha sparato era molto esasperato"

Depositata la perizia psichiatrica del professor Mauro Mauri. Ora la parola passa al pm

 Nicola Guidotti

Nicola Guidotti

Viareggio, 13 ottobre 2015 - QUANDO Nicola Guidotti ha sparato – uccidendo il fratello Mario – era capace di intendere e di volere» anche se alle prese con una conflittualità esasperata. E’ questo uno degli elementi che emergono dalla perizia psichiatrica che il professor Mauro Mauri, nominato dalla Procura di Lucca, ha depositato nelle ultime ore. Una perizia giunta al termine di una serie di colloqui avuti in carcere con Nicola Guidotti, tutelato dagli avvocati Riccardo Carloni e Massimo Landi che a loro volta hanno «schierato» nella contesa giudiziaria i loro consulenti tecnici, lo psichiatra Alberto Petracca e lo psicologo Roberto Branconi.

IL PROFESSOR Mauro Mauri ha anche tratteggiato alcuni aspetti del carattere estroso ed estroverso dell’imputato sottolineando come ci sia un «grave quadro patologico ed emotivo in cui si è svolto il gravissimo fatto». Insomma Nicola Guidotti – che poche settimane prima di compiere l’omicidio si era rivolto ad una psichiatra per chiedere una cura su «come affrontare un momento delicato della sua esistenza» – nel momento in cui ha sparato non era nelle migliori condizioni psicofisiche. Il professionista nominato dagli inquirenti ha comunque confermato una tesi emersa già durante le prime ore della fase istruttoria: Nicola Guidotti non ha agito con premeditazione. Scrive il professor Mauri: «...Il gesto omicida, occorso in un quadro emotivamente scompensato, sembra la risultante di un logorio durato anni e che è divenuto un’esasperazione, tanto da non permettere al periziando di vedere un’altra via d’uscita in quei momenti...». Inoltre, il professor. Mauri ritiene che «al momento dei fatti, Nicola Guidotti era affetto da una condizione di infermità mentale, tuttavia non tale da ridurre grandemente o da escludere la capacità di intendere e di volere». Insomma gli elementi che hanno in mano gli inquirenti e il pm per arrivare quanto prima a chiudere la fase istruttoria dell’omicidio avvenuto con quatto colpi d’arma da fuoco. Tra l’altro la pistola con cui ha ucciso il fratello Mario, non se l’era portata dietro ma l’ha trovata in uno dei cassetti del ristorante «Mezzo Marinaio» dove era rimasta per molto tempo visto che il locale nei mesi precedenti era stato fatto oggetto di un tentativo di incendio e di diversi furti. Insomma quella pistola avrebbero dovuto essere «un deterrente» o una forma «di sicurezza».

I CONSULENTI della difesa, Alberto Petracca e Roberto Branconi, convengono con quanto affermato dal professor profesor Mauri, ritenendo però che, al momento del fatto, essendo il Guidotti «affetto da una condizione di infermità mentale», potesse trovarsi ad agire in uno stato in cui la capacità d intendere e di volere fosse almeno grandemente scemata. Alla luce del deposito delle consulenze, è probabile che il processo si avvii a prossima trattazione.