Uomo Ragno in giro per l'Italia. Ecco chi è e perché lo fa

Nel 2012 ha ricevuto una querela per diffamazione da Equitalia. Nel 2016, l'assoluzione. La storia del viareggino-modenese che denuncia i soprusi e aiuta i più deboli

Mauro Merlino

Mauro Merlino

Viareggio, 26 aprile, 2017 - Non ha paura di niente e di nessuno, neppure di sfidare Equitalia con un video denuncia che, nel 2012, gli è costato una querela e una lunga battaglia legale, conclusa con una piena assoluzione solo nel giugno dell’anno passato. Roba da supereroi, potrebbe pensare qualcuno. E a lui, in effetti, la stoffa da supereroe non manca di certo. Con un cognome come il suo, se potesse, farebbe tante magie per restituire giustizia agli afflitti e aiutare gli ultimi, i più deboli. Quegli «inascoltati» dei quali, in poco tempo, è diventato il paladino. Mauro Merlino, però, non ha poteri magici e per ora si accontenta di travestirsi da Uomo Ragno girando l’Italia per ascoltare i problemi delle persone comuni, talora riuscendo a risolverli, talaltra soltanto portandoli all’orecchio delle istituzioni con un richiamo alle loro responsabilità. «Una volta – racconta orgoglioso –, ho risolto il caso di un giovane sardo rimasto in stato vegetatitvo. Siamo riusciti a dargli il soccorso di una specialista».

Domenica pomeriggio, Mauro Merlino, lo Spiderman d’Italia, tornerà nella sua Viareggio, dove è cresciuto fino all’età di 10 anni. Alle 9.30 sarà a Pisa, in piazza dei Miracoli, e dalle 14 "volerà" in Passeggiata per la gioia dei bimbi che, come in tutte le città d’Italia dove sinora ha portato il suo Spiderman tour, faranno a gara per scattare una foto con l’Uomo Ragno. «Torno a Viareggio perché è la città che ho nel cuore. Qui ci sono la mia infanzia e la mia adolescenza in casa della nonna, d’estate».

MERLINO ha 47 anni e oggi vive a Modena: «Sono nato a Lucca, dentro le Mura. Mio padre Danilo era molto conosciuto a Viareggio, dove vivevamo. Aveva un Club della Ferrari. Faceva i rally e vinse anche i campionati italiani. Per amore della Ferrari – racconta –, lasciò Viareggio per trasferirsi a Modena». Qui, Mauro viene assunto da una fabbrica di ceramiche, ma nel 2011, per colpa della crisi economica, rimane senza lavoro. Una moglie, due figli, tanta rabbia e anche molte difficoltà a ricominciare, quando un giorno riceve da Equitalia una cartella esattoriale da duemila euro, collegata a una buonuscita di diversi anni prima. Mauro non crede ai suoi occhi e, mentre in tutta Italia si moltiplicano i suicidi di imprenditori vessati dal fisco, per lui iniziano i primi problemi con le banche («non chiedevo nulla – racconta –, ma gli interessi andavano avanti e non mi veniva concesso tempo»).

PIOMBATO nell’universo della disoccupazione, ha un rigurgito di orgoglio e di rabbia. Inizia così la sua battaglia, per provare a restituire speranza a chi cerca un megafono. Fonda una pagina facebook, «la voce degli inascoltati» e si fa presto conoscere dal pubblico del web grazie a post e video di denuncia: «Sono un non violento. Non uso toni aggressivi, ma non posso tacere». Così, nel 2012, registra un video di 40 secondi e lo pubblica su Youtube. «Dicevo che Equitalia era colpevole di istigazione al suicidio – racconta –. Era il 2012 e le cronache erano riempite dalle tragedie di tanti piccoli imprenditori che si toglievano la vita perché non riuscivano a pagare debiti e tasse. Io andavo a trovare i loro familiari, abbandonati dalle istituzioni e vessati dalla burocrazia». Per quel video, Equitalia querela Merlino, con l’accusa di diffamazione. La causa va avanti per quattro anni, finché, a giugno 2016, arriva l’assoluzione. Nel frattempo, attorno a Merlino, nasce un movimento spontaneo di persone che, da tutta Italia, solidarizzano e lo seguono in corteo mentre si reca ammanettato (per provocazione) in Tribunale a ogni udienza. «Quella contro Equitalia è stata una vittoria non solo mia, ma di tutti – dice –; tante famiglie ci speravano. Finalmente posso dire che davanti alla legge siamo tutti uguali». Merlino si attira così i riflettori di Striscia La Notizia e di Quinta Colonna.

NON SI monta la testa e va avanti, rifiutando ingaggi e proposte politiche: «Preferisco rimanere l’ultimo tra gli ultimi – ripete –. Voglio solo dimostrare alle istituzioni, a chi ha il potere, a chi ha la responsabilità e il compito di rendere meno dura la vita della gente comune, che non c’è bisogno dei supereroi per aiutare le persone. Basta star loro vicine, ascoltarle, dedicarsi a loro e, magari, lavorare per abbattere la burocrazia che stritola tutto e tutti».

Un anno fa nasce l’idea dell’Uomo Ragno: «Ero al bar, con gli amici. Si parlava dei problemi di oggi: disoccupazione altissima e gente che si lamenta ma non reagisce. Dissi: ‘Ci vorrebbe un supereroe’ e così pensai all’Uomo Ragno. Non ha connotazioni politiche e piace a tutti». Ho iniziato il mio tour in Emilia, fra imprenditori e gente comune. Poi sono arrivato a piedi fino ad Amatrice, per sensibilizzare politica e istituzioni sulla necessità di snellire la burocrazia. I bimbi terremotati, alla vista di Spiderman, erano felicissimi. Ho pensato ai miei figli. Da questo tour non guadagno nulla. Perché lo faccio, allora? Perché non posso stare zitto e non posso girarmi dall’altra parte. Perché voglio insegnare ai miei figli che, se hanno ragione, non devono stare zitti».