Respinto il reclamo di Del Ghingaro. Sì alle aste di case e impianti sportivi

Patrimonio fallita: il Tribunale conferma il ruolo di garanzia dei beni

Donato Bellomo

Donato Bellomo

VIAREGGIO, 23 SETTEMBRE 2017 - «MI è semblato di vedele un gatto». Sbadabam. Nuova musata, alla gatto Silvestro, per il sindaco Giorgio Del Ghingaro a cui il Tribunale di Lucca ha respinto anche il reclamo contro le alienazioni dei beni del fallimento della Patrimonio. Già il Tribunale aveva respinto il primo ricorso. Ora, se vuole andare avanti, al sindaco non resta che la Cassazione. E dopo il Principino le aste vanno avanti: stanno per essere pubblicati i bandi di vendita degli impianti sportivi, piscina e palasport inclusi.

AL DI LA’ delle approfondite analisi giuridiche del caso, svolte brillantemente dal collegio giudicante presieduto dal dottor Giulio Giuntoli, con insieme il dottor Michele Fornaciari e il giudice relatore Carmine Capozzi, il corpus economico della sentenza ricalca le aspettative che «La Nazione» ha pubblicato nei giorni scorsi: i beni che costituiscono il capitale sociale sono la garanzia per i creditori della società, non si possono mettere e togliere secondo i propri comodi.

SCRIVONO i giudici partendo dall’interpretazione corretta dell’articolo 113 del Tuel: «Il trasferimento di beni di proprietà del comune a un soggetto privato, (ancorché partecipato interamente dall’ente locale) modifica il regime giuridico dei beni conferiti o altrimenti alienati a tale soggetto». Cioè, anche secondo la Corte costituzionale, il bene passato in proprietà al soggetto diverso dall’ente territoriale pubblico «perde la propria qualità di bene pubblico e diventa un bene privato». Nel caso del Principino, comunque, cosa fatta capo ha. Per gli impianti sportivi e le case dell’emergenza abitativa, il Tribunale ha respinto la tesi del comune in merito alla loro natura di beni indisponibili. E non ha ritenuto applicabile l’articolo 828 del codice civile, relativo ai beni pubblici che non possono essere sottratti alla loro destinazione. Per l’appunto, nel piano delle alienazioni il curatore fallimentare Donato Bellomo, insieme al giudice delegato Giacomo Lucente, non ha incluso, per esempio, le reti idriche.

«LA SOLUZIONE condivisa dal collegio – scrivono i giudici – ha il pregio di responsabilizzare gli amministratori locali. La scelta del modello privatistico non può essere senza conseguenza. Essa implica l’accettazione dei rischi di tale modello: altrimento avremmo, in violazione dei principi comunitari, una lesione della libertà di concorrenza». Vale a dire, il comune non può operare da privato ma senza i rischi d’impresa. E’ vincente la questione delle garanzie di capitale: «Riponendo affidamento anche sui beni (Principino, impianti sportivi) conferiti dal comune in sede di aumento di capitale, fu sottoscritto il prestito obbligazionario deliberato dalla Patrimonio per 18 milioni di euro. E proprio facendo affidamento sul patrimonio sociale il sistema bancario ha concesso ingenti finanziamenti alla Patrimonio. Se i creditori sociali non potessero contare sulla garanzia patrimoniale costituita anche da tali beni, appostati in bilancio tra le immobilizzazioni materiali, grave sarebbe il vulnus (la lesione; Ndr) per il sistema tutto e non soltanto per la comunità locale». A maggior ragione tale disponibilità per la vendita all’asta vale, secondo il Tribunale, per le case dell’emergenza abitativa: non conferite come gli impianti sportivi, ma acquistate dalla Patrimonio. Così i viareggini, venduti i suoli della Passeggiata, perderanno anche le case che con essi furono acquistate. Peraltro, «La Nazione» cominciò a scrivere dei pericoli delle partecipate e dei maxi debiti già ai tempi della giunta Marcucci. Mal voluto non fu mai troppo.

Beppe Nelli