Via Mazzini, strada in declino: case vuote e fondi sfitti

L’Sos dei commercianti: "Non lasciateci soli"

Le attività chiuse

Le attività chiuse

Viareggio, 16 ottobre 2016 - IL MARCIAPIEDE di fronte a «Lettera 22», il caffè letterario che prende il nome dalla mitica Olivetti, è il punto da cui via Mazzini inizia a scrivere un’altra storia. Controversa. Oltre l’incrocio con via Battisti, verso la stazione, iniziano ad affacciarsi i profili e le vetrine di (quasi) tutto il mondo. Il ristorante cinese, che per primo importò qui i gusti asiatici, classiche alimentari toscane, il negozio di tappeti persiani, il forno, il bar, la pizzeria, pettinatrici e sarte cinesi, storici barbieri, kebabbari, bazar indiani... E via scendendo si incontrano tanti volti diversi un civico dietro l’altro, che lavorano e vivono gomito a gomito.

Vicini, eppure distanti. Ognuno lungo questa rotta sta con i suoi, rivelando tutti i problemi dell’integrazione. E’ in mezzo a questa via di polemiche annose per una convivenza lontana dall’essere armonia che il valore all’accoglienza è finito ostaggio di una banda, forse più, che fa il solco su quei marciapiedi. Un delitto. Dannoso per tutti. Per i commercianti viareggini, che servendoti ti sorprendono in vernacolo. «Pensavo che avrei lavorato fino all’ultimo giorno, invece...» Dietro il bancone, col camice bianco come i capelli, il negoziante è invecchiato e lì avrebbe voluto spegnersi; ma «Ha ragione il mi’ figliolo» alza le spalle: la pensione non è più rimandabile. «Questo pezzo di via si sta spegnendo, di clienti ne vediamo sempre meno. Ci restano quelli storici, che non ci hanno abbandonato. Nonostante tutto». Nonostante i gruppi, perlopiù nordafricani che dal pomeriggio si fermano a bere birra sulla cancellata delle scuole elementari Pascoli. O in piazza Dante. Nonostante quelli che seminano bottigliate e piazzano droga. Un brutto giro, sotto gli occhi di tutti, che fa male anche ai commercianti immigrati. Sarà per questo che colpisce l’insegna del minimarket orientale: «Amici», così si chiama. Viene voglia di entrare, la stanza spartana è divisa in due da un fronte di “riz parfumé de Thailande”, in sacchi da 10 chili. Barattoli e confezioni ovunque: Coconut Juice, peperone nero del Perù, fagioli, rossi, mille spezie. Di fronte lo storico barbiere, nello stesso isolato il parrucchiere cinese “phona” messe in piega in sequenza. C’è posto per tutti. Ma non per quelli che «si credono padroni della città», è amaro il caffè. Passa la Polizia, passano i Carabinieri, passa anche la voglia di passeggiare sfogliando la cronaca dell’ultima rissa a monte della strada. «E’ difficile lavorare e vivere qui, ma sarebbe sbagliato darla vinta a quelli che vogliono conquistarsi la piazza». Allora no, dovremmo ritrovarla la voglia di passeggiare. Per far sopravvivere la vecchia via Mazzini, custode del vernacolo, e riscoprire quella nuova, che sta imparando l’italiano.