Strage di Viareggio, "Omissioni e negligenze". Cronaca di un disastro annunciato

Una catena di colpe in Germania e Italia

I familiari delle vittime della strage di Viareggio (Foto Umicini)

I familiari delle vittime della strage di Viareggio (Foto Umicini)

Viareggio, 13 settembre 2016 - Non hanno dubbi i pubblici ministeri. L’incidente ferroviario di Viareggio ha delle specifiche e gravi responsabilità, perché sulle nostre linee circolavano – e forse circolano tuttora – delle «bombe a orologeria», pronte a esplodere come accadde la notte del 29 giugno 2009. I pubblici ministeri Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino hanno parlato ieri per oltre sei ore per iniziare a dimostrare quanto abbia inciso sull’incidente una serie di negligenze e di errori grossolani «perché – ha detto Amodeo – la banalità del male emerge anche nei delitti colposi».

L’incidente si è verificato a causa di una cricca su un assile del primo vagone «che se fosse stata individuata per tempo, oggi non saremmo qui a discutere». Un asse vecchio di 40 anni, sicuramente logoro, sicuramente arrugginito «di cui nessuno – ha spiegato Salvatore Giannino sapeva assolutamente nulla».

Il punto di partenza per la requisitoria dei Pm è la circolare Eba (l’ente per la sicurezza ferroviaria tedesca) del 2007. «Guardate – dicono all’unisono i due Pm – che era tutto scritto allora. Venivano date determinate disposizioni in caso di rilevamento di cricche e viene descritto in modo dettagliato cosa accadrebbe in caso di incidente. Già due anni prima, insomma, l’Eba descrive lo scenario che si è verificato a Viareggio due anni dopo».

Di qui i Pm passano a individuare le singole responsabilità delle aziende coinvolte. E tutte hanno, a loro avviso una specifica responsabilità. A partire dalla Jungenthal che effettuò la revisione sull’assile nel novembre 2008. Per l’accusa era inadeguata. Non aveva l’autorizzazione a effettuare i controlli magnetoscopici che avrebbero sicuramente evidenziato l’anomalia; ha utilizzato macchinari scaduti, limitandosi a dare una mano di vernice sull’asse per coprire l’ossidazione.

E’ colpevole anche la Gatx che in quanto proprietaria del carro, in base alle disposizioni dell’Eba, avrebbe dovuto sapere tutto sulla storia dell’asse e fornire disegni e piani indispensabili per svolgere una corretta manutenzione. Colpevole la Cima riparazioni perché quando ha montato sul carro l’asse arrivato dalla Germania avrebbe dovuto accorgersi che gli strumenti utilizzati dalla Jungenthal erano scaduti e pertanto la revisione indicata era di fatto nulla.

Colpevoli infine Rfi e Trenitalia, perché il rilascio dell’autorizzazione a circolare in Italia, stando alle norme in vigore, erano vincolati a requisiti che quel carro, quell’asse e quell’officina di manutenzione non avevano.

Paolo Di Grazia