In ufficio c’è il party. Fuori la gente aspetta in coda, bufera sul Comune di Seravezza

Sette impiegati indagati dalla procura

L’ultimo successo di Checco Zalone, ‘Quo Vado’

L’ultimo successo di Checco Zalone, ‘Quo Vado’

Seravezza, 22 marzo 2017 - BISCOTTINI inzuppati nei veleni di Palazzo. Dalla lettera di un ‘corvo’ sono partite le indagini dei carabinieri di Seravezza che ieri mattina hanno notificato sette avvisi di garanzia a dipendenti comunali di due uffici finiti nell’occhio del ciclone per una presunta serie di party con tanto di dolcetti e drink consumati in orario di lavoro, in barba alle necessità dei cittadini che erano fuori ad aspettare. Gli interessati sono rimasti di stucco quando gli uomini dell’Arma li hanno convocati in caserma: alcuni di loro erano ad un corso di formazione e si sono allontanati di fronte agli occhi incuriositi dei colleghi, altri erano seduti come ogni giorno alla propria scrivania.

BOCCHE CUCITE sul capo di imputazione anche se, stando alle indiscrezioni, sarebbe contestato il reato di truffa aggravata continuata (con posizioni più ‘pesanti’ per i due funzionari che avrebbero dovuto vigilare sull’operato degli uffici). Tutti coloro che hanno ricevuto la notifica della fine delle indagini, hanno adesso venti giorni per presentare le proprie memorie difensive e smontare così a colpi di carteggio il castello di accuse che da più di un anno fa chiacchierare il paese. Il terremoto tra i corridoi del Comune – premiato nel 2015 come tra i più ‘virtuosi’ a livello nazionale – è scoppiato infatti nel maggio scorso quando, in piena campagna elettorale, un sedicente «dipendente comunale, collega di personaggi truffaldini», denunciò con una lettera anonima il costante ripetersi di «festini» (ovviamente senza alcun riferimento... hard) all’interno di uno degli uffici del palazzo comunale seravezzino: alcuni dipendenti comunali – di cui veniva fatto nome e cognome – secondo l’esposto anonimo sarebbero stati soliti trascorrere ore di lavoro tra «bevande, biscotti e torte di ogni genere», «starnazzando e ridacchiando», «mentre i cittadini ignari – scriveva – attendono nei corridoi che queste belle persone rientrino nel loro posto di lavoro, e altri invano telefonano a numeri a quali nessuno risponde».

E L’ANONIMO segnalatore non solo aveva rimarcato come «queste persone abbandonano il proprio posto di lavoro senza timbrare la pausa», ma aveva indicato anche le fasce di orario predilette per questi fin troppo lunghi coffee break («iniziano solitamente alle 8 e si protraggono alle 10 di tutti i giorni, e si ripetono anche nei pomeriggi di rientro dalle 14 in avanti»). E se qualcuno in passato ha ritenuto la denuncia strumentale alla campagna elettorale, mentre l’allora sindaco Ettore Neri si apprestava a concludere il secondo mandato, ecco che la patata bollente è rimasta nelle mani del suo successore, sempre Pd, Riccardo Tarabella. Il 15 febbraio scorso infatti, quando la questione pareva solo apparentemente sopita, c’è stato il blitz in Comune dei carabinieri che hanno preso in consegna i documenti di entrata e uscita dei dipendenti. E sembra che i militari avessero piazzato da settimane anche telecamere per sorvegliare il lavoro all’interno del municipio.

L’ATTUALE primo cittadino Riccardo Tarabella commenta in modo stringato. E conferma di aver saputo degli avvisi di garanzia «non per vie ufficiali, ma tramite passaparola». «A questo punto – analizza il sindaco – si apre un un periodo transitorio di confronto tra la procura e i legali rappresentanti delle parti in causa. Io sono tutore dell’ente e solo appena avrò notizie certe di come sono andate le cose, potrò attivare la mia funzione di disciplina interna. Nell’attesa che queste persone possano dimostrare la bontà del proprio operato, mantengo nei loro confronti una posizione di rispetto e di fiducia. Si tratta di dipendenti che hanno da sempre dato vita ad un buon gruppo di lavoro. Ovviamente – prosegue Tarabella – mi sono confrontato immediatamente con il segretario comunale per vagliare la situazione e capire il percorso da intraprendere: è ovvio che se le accuse saranno confermate dovremo iniziare un’attività disciplinare».