Notifica di sequestro in porto. Ma il maxi yacht non c’è più

La barca è stata rintracciata dalla capitaneria a Savona

Ecco Sofia 3,43 metri di lunghezza e di eleganza  con interni extralusso. Per mesi è rimasta ormeggiata in città

Ecco Sofia 3,43 metri di lunghezza e di eleganza con interni extralusso. Per mesi è rimasta ormeggiata in città

Viareggio, 22 aprile 2017 - E’ RIMASTO per mesi ormeggiato sulla banchina di Viareggio. Un quarantatre metri di straordinaria e vistosa eleganza battente isole Marshall. Ma quando il Tribunale di Lucca ha cercato in porto il ‘Sofia 3’ per notificare un provvedimento di sequestro conservativo all’armatore – una società con sede nel paradiso fiscale delle Cayman – il maxi yacht non c’era più. Aveva già mollato l’ancora ed era salpato.

IL CONTENZIOSO era stato attivato, attraverso l’Itf, l’organizzazione internazionale di tutela dei marittimi, dagli avvocati Bruno Neri e Matteo Pollastrini di Livorno, per ottenere il pagamento degli emolumenti pattuiti dai due marittimi rimasti per mesi senza lavoro e senza stipendio. Nello specifico il capitano e il direttore di macchina, assunti con contratto a tempo determinato di un anno rispettivamente a giugno e a luglio scorso, ma sbarcati anzitempo ad ottobre scorso. Passaggio annotato anche nel libro di bordo, dove – il 3 ottobre alle 17.30 – i due specificano «noi abbiamo lasciato lo yacht ma senza il pagamento dei nostri salari». Fissati dagli accordi in 11mila dollari al mese per il capitano, con 30 giorni di congedo pagati; e 7mila dollari e 30 giorni di congedo pagati per il direttore macchine. Secondo gli avvocati nel caso specifico la normativa Imo prevede per i contratti a tempo determinato risolti senza giusta causa la corresponsione di tutti i salari per l’intera durata dell’imbarco prevista dal contratto.

Così il capitano ha avanzato all’armatore la richiesta di oltre 95mila euro; mentre il direttore di macchina addirittura 160mila euro. Da qui i legali hanno avanzata la richiesta di sequestro dell’imbarcazione di lusso. Dopo un primo ricorso respinto a dicembre dal giudice del lavoro lucchese, Susanna Messina, i due legali hanno immediatamente fatto reclamo ed è stato interamente accolto dal collegio in funzione del giudice del lavoro del tribunale di Lucca nell’udienza del 19 aprile. Ma quando il messo è arrivato in Darsena per notificare il provvedimento non ha trovato il maxi yacht. Grazie alle ricerche della Capitaneria di Porto la «signora del mare» ieri mattina è stata rintracciata al porto di Savona. Dove dovrà rimanere ormeggiata fino a quando il proprietario e l’armatore non fino alla concorrenza della somma di 35 mila euro.