Figlio denuncia il padre pedofilo. Condannato per i video-proibiti

Dalla lite in famiglia al sequestro dei filmati scaricati da Internet

A destra Fabrizio Garofalo che ha emesso alla Spezia la condanna a un anno di reclusione

A destra Fabrizio Garofalo che ha emesso alla Spezia la condanna a un anno di reclusione

Viareggio, 30 novembre 2016 - I LITIGI, in famiglia, erano all’ordine del giorno. Una volta la tensione tra padre e figlio era arrivata alla stelle, col rischio di degenerare nella violenza. Il padre telefonò ai carabinieri, sollecitando l’intervento per raffreddare i bollenti spiriti del figlio di 20 anni. I militari si precipitarono nell’abitazione. E si adoperarono a dividere i contedenti e a sistemarli in stanze diverse, per raccogliere le rispettive versioni sui fatti. Fu in quel momento che il figlio ’svelò’ ai carabinieri l’interesse del padre per la pedopornografia.

«Sono in grado di fornirvi le prove...» disse, invitandoli a seguirlo. Aprì un cassetto e tirò fuori sei dischi-dvd. «Ecco... guardate pure... li ha scaricati da Internet, quando si trovava in negozio alla Spezia». La vicenda, che risale al 2010 ed ebbe teatro a Querceta, è stata ricostruita ieri in tribunale alla Spezia nel processo al padre di famiglia, commerciante molto conosciuto anche a Viareggio, accusato di detenzione di materiale pedopornografico. In effetti, i dvd corpo del reato erano espliciti. Ma lui, difeso dall’avvocato Donatella Sica, ha negato di aver scaricato i filmati da Internet, attribuendo l’azione al figlio. «Mi ha voluto incastrare... ma non ho colpe». L’uomo, escusso su sua richiesta, è poi caduto in alcune contraddizioni, dimostrando di conoscere il contenuto dei filmati. Il passo falso si è risolto così in un autogol.

LA CIRCOSTANZA è stata rilanciata nella requisitoria dal pubblico ministero Giovanni Maddaleni che, sulla base degli elementi di prova desunti dal compter ubicato nel negozio dell’imputato nel levante cittadino, ha chiesto la sua condanna, ritenendolo responsabile del reato contestato. L’uomo, all’esito del dibattimento davanti al giudice Fabrizio Garofalo, è stato condannato ad un anno di reclusione. Incensurato, potrà godere della sospensione condizionale della pena. Appare comunque determinato ad impugnare la sentenza e a rilanciare in appello la tesi dell’innocenza e quindi della macchinazione ai suoi danni orchestrata dal figlio.

Corrado Ricci