Omicidio colposo di un neonato. A giudizio mamma e ostetriche

La giovane volle partorire in casa, per l’accusa senza precauzioni

Un ospedale

Un ospedale

Camaiore, 1 dicembre 2016 - Omicidio colposo di un neonato dopo un parto a domicilio finito male. Con questa accusa sono state rinviate a giudizio una giovane madre di Camaiore, e due ostetriche, una di Palaia e l’altra di Cascina. La sentenza di primo grado del processo iniziato, nel 2015, sarà emessa domani dal giudice Valeria Marino a Lucca. Il piccolo era nato sano, ma è stato stroncato da un problema respiratorio; secondo accusa e periti, sarebbe bastata una incubatrice per salvargli la vita, ma il parto in casa sarebbe avvenuto senza rispettare in pieno il rigido protocollo previsto dalla legge.

Il dramma avviene nell’ottobre del 2013, quando la madre si rivolge a una associazione culturale di Pisa, che pratica la nascita naturale ed esegue parti a domicilio. La ragazza, ignorando il consiglio del ginecologo, un noto primario dell’Ospedale Versilia, che aveva all’inizio giudicato rischiosa la pratica casalinga, anche a causa di una sospetta malformazione del feto poi esclusa dall’ultima ecografia, vicina al nono mese di gravidanza, sceglie di rivolgersi all’associazione delle due ostetriche. Si sottopone ad alcuni controlli e, iniziato il travaglio nella sua casa di Camaiore, vi attende l’arrivo delle due specialiste. Tutto sembra procedere bene, ma, all’improvviso, la gioia per la nascita della creatura si spezza. Nato sano, dopo alcuni minuti, il bambino diventa cianotico e smette di respirare. Il tentativo delle ostetriche di rianimarlo non ha efficacia; viene chiamata in extremis un’ambulanza per trasferire il piccolo a Pisa.

Ma, i gravissimi problemi neurologici, causati dalle complicanze respiratorie, lo porteranno alla morte dopo tre giorni. Il parto in casa, che è ammesso dalla legge e dal protocollo della Regione Toscana, prevede la presenza costante di ambulanza, incubatrice e personale medico davanti all’abitazione della partoriente per tutto il tempo necessario. Parametri molto rigidi che, secondo l’accusa condotta dal pm Antonio Mariotti, della Procura di Lucca, la madre e le due ostetriche non avrebbero rispettato in pieno: le tre donne, si legge nel capo di imputazione, “non avrebberoo attivatoil medico che sarebbe stato responsabile adeguato al trattamento”. Per la giovane madre, difesa dagli avvocati Marina Fantozzi e Gabriele Parrini del Foro di Lucca, e per le due ostetriche difese dagli avvocati Antonio Cariello del foro di Pisa ed Emanuele Nardini del foro di Lucca, il pm ha chiesto la condanna per omicidio colposo. Domani la sentenza di primo grado.