I magici sessant’anni di Pablito: un mito cresciuto anche da noi

Rossi e la Versilia, un amore lungo una vita. Quando torna è una festa

Paolo Rossi esulta dopo un gol

Paolo Rossi esulta dopo un gol

Forte dei Marmi, 24 settembre 2016 -  DI NOMI più comuni non ce n’è, ma ha avuto una carriera da brivido, metafora vivente di un calcio che non cesserà mai di sorprendere. Pablito, l’eroe del Mundial spagnolo, fa sessanta anni. Li festeggia in una patria adottiva come è la Versilia. Ieri sera un cena con la famiglia e amici intimi «Da Romano» a Viareggio. Stasera il gran galà alla Capannina di Forte dei Marmi. Si celebra l’epopea de «El Hombre del Partido» di quel 5 luglio ‘82, il giorno che gli cambiò la vita. Lui che a 17 anni voleva essere Kurt Hamrin (l’ala destra della Fiorentina), e che a 26 divenne Pablito stroncando i verde oro sudamericani. Tanto che a distanza di 7 anni un tassista di San Paolo che lo riconobbe mentre lo trasportava lo fece scendere dicendogli: «Scusami, mi hai fatto stare troppo male».

La favola dell’uomo «che ha fatto piangere il Brasile» inizia al termine di una fantastica stagione con il Lanerossi Vicenza: il giovane talento di S.Lucia di Prato aveva portato la sua squadra ad un soffio da un leggendario scudetto ed aveva vinto la classifica cannonieri che gli aveva spalancato anche le porte della nazionale. La svolta era arrivata grazie all’intuizione di Gibì Fabbri, l’artefice del ‘Real’ Vicenza, che da ala lo sposta a centro area per mandare in rete quanti più palloni possibile. Il secondo posto con i berici che lo riscattano dalla Juve, il Mundial argentino che lo fa conoscere, l’amara parentesi del calcioscommesse con la squalifica dovuta a infamie poi ritrattate.

Ma il riscattato era lì, pronto a concretizzarsi. Con Paolo che diventa un’icona dello sport planetario. Lui che un marcantonio non è mai stato, ma che giganteggiava nelle area avversarie. Un eroe immortale perché protagonista della favola che ha portato un giovane calciatore di belle speranze e con problemi alle ginocchia che parevano negargli una carriera ad alto livello, sulla vetta del mondo.

Quando Paolo torna in Versilia è sempre una festa. Le vacanze al mare tra Ronchi (dove viene sin da quando era bimbo) e Forte dei Marmi con la sua bellissima famiglia e accanto l’amico di sempre Nicola Zanone. Arrivati insieme al settore giovane della Juventus (uno da Prato l’altro da Biella) hanno condiviso la crescita dell’adolescenza, i sogni, gioie e delusioni. Ne è nata un’amicizia vera che non cesserà mai. Come quella con Marco Tardelli e Antonio Cabrini che appena possono piombano anche loro in Versilia e lo faranno anche stasera. Pablito «eroe di tutti i mondi». Raccontava una sera della scorsa il direttore di un noto giornale proprio a Paolo a Forte dei Marmi. «I mesi dopo il 1982 andai in Africa come inviato del mio giornale dell’epoca. In uno sperdutissimo paese quando seppero che ero italiano mi chiamarono Paolo Rossi». In questa frase c’è tanto, tutto. Anche quando ha fatto visita a Viareggio per il Carnevale e per il Pucciniano Rossi è stato subissato da richieste di selfie, foto e autografo. Un mito trasversale che sfida il tempo e tanti presunti idoli di oggi che non hanno questa statura. Anche "La Nazione" stasera lo premierà. A nome di tutti.