«Nicolina e il fratello lasciati soli» Tribunale, il presidente contro la madre

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La mamma Donatella Rago ai funerali di Nicolina dopo la tragedia

La mamma Donatella Rago ai funerali di Nicolina dopo la tragedia

Viareggio, 21 ottobre 2017 - «Ma perché, cavolo. Perché?». Nell’urlo di Donatella Rago c’è tutta la rabbia e la solitudine di una mamma straziata. Potesse tornare indietro, almeno di due mesi, metterebbe tutto il suo mondo in valigia. E sul treno che da Ischitella l’ha portata a Viareggio, lontana 700 chilometri dall’ex compagno, non salirebbe più da sola. Nella fuga disperata da quell’amore diventato minacciosa ossessione, porterebbe anche i suoi figli. «Donatella poteva farlo, e l’avrebbe fatto. Fu l’assistente sociale a scoraggiarla, dicendole che l’avrebbe denunciata» ha spiegato il legale di Donatella, Gelsomina Cimino. Per questo Nicolina e il suo fratellino rimasero a Ischitella. Nello stesso paese dove abitava l’ex compagno della madre, Antonio Di Paola. Che il 20 settembre per una vendetta trasversale ha sparato a Nicolina, uccidendola. Per poi uccidersi con la stessa arma.

Per le complesse vicende legate all’affidamento della ragazzina il legale dei genitori ritiene che in questa immane tragedia sia ormai provata «la responsabilità dei servizi sociali e dei Tribunali». «I ragazzi non erano affidati ai nonni – prosegue l’avvocato Cimino, e come il nostro giornale ha già anticipato –. Un provvedimento del tribunale dei minori di Firenze, datato primo ottobre 2013 disponeva la custodia ai servizi sociali e il collocamento presso l’abitazione dei nonni materni, con la madre». «L’unica ad aver violato il provvedimento del Tribunale per i minorenni di Firenze — è la dura replica di Riccardo Greco, presidente del Tribunale per i minorenni di Bari, — è proprio la mamma, che li ha lasciati ed è andata via».

Per l’avvocato Cimino, invece, proprio quel provvedimento «consacra la responsabilità dei servizi sociali e dei Tribunali. «Nicolina — spiega il legale — doveva essere protetta e quella mattina non doveva trovarsi là dove ha incontrato l’assassino, già denunciato e conosciuto per i suoi gesti estremi».

Nel 2010 era stato il Tribunale per i minorenni di Bari a occuparsi di Nicolina e di suo fratello, disponendo il collocamento in comunità a Viareggio, dove la famiglia si era trasferita. Il 18 aprile 2012 il Tribunale per i minorenni di Bari si era dichiarato incompetente per territorio «sul presupposto — si legge nel successivo provvedimento della magistratura minorile di Firenze — che i bimbi collocati presso la comunità di Viareggio». In realtà, ricostruisce il Tribunale per i minorenni di Firenze nel decreto del primo ottobre 2013, l’ultimo relativo all’affidamento di Nicolina e del fratello, «dal novembre 2011 la madre si era allontanata con i figli tornando dai propri genitori» a Ischitella.

Nell’ottobre 2013, quindi, il Tribunale per il minorenni di Firenze aveva disposto «l’affidamento dei minori ai servizi sociali di Ischitella» e il «loro collocamento con la madre presso la residenza dei nonni materni». Dichiarando quindi la propria incompetenza e incaricando i servizi sociali di Ischitella di rivolgersi alla magistratura minorile di Bari. Ciò avveniva quando Di Paola, il 37enne che ha freddato Nicolina, ancora non frequentava la mamma. Ed è questo l’ultimo atto relativo alla vicenda. «Della successiva situazione di pericolo — spiega ancora il presidente Greco — il Tribunale per i minorenni di Bari non è stato informato».

Martina Del Chicca