Molestata da uno straniero sul treno. «Mi ha palpeggiata: era ubriaco»

Il racconto di quei minuti interminabili. Lei è scappata in cerca di aiuto

Polizia ferroviaria in una foto d'archivio

Polizia ferroviaria in una foto d'archivio

Viareggio, 16 gennaio 2018 - Il libro nella borsa. Quel romanzo le avrebbe dovuto tenere compagnia sul regionale Bologna-Prato, poi il cambio treno e finalmente la stazione di Viareggio. Ma è stato un incubo quello che invece, ieri pomeriggio, ha accompagnato nel viaggio verso casa una giovane studentessa viareggina fuori sede: molestata sul vagone da un uomo. Che dapprima ha provato un approccio banale, ‘come ti chiami?’ le ha chiesto; poi ha tentanto di immobilizzarle le braccia e ha iniziato a toccarle le gambe. E infine si è calato i pantaloni, ed ha iniziato a masturbarsi. «Non ho parole – racconta – solo un tremendo schifo».

VUOLE raccontare ciò che ha vissuto; e lo fa senza alcun freno. Questa terribile esperienza non la fermerà, continuerà a viaggiare per inseguire e i suoi sogni. Dopo la laurea con lode all’università di Pisa, ha scelto di specializzarsi a Bologna. E’ determinata, si capisce che la paura non la frenerà. «Questo – dice – mai. Anche se viviamo in un mondo avariato». E poi riavvolge il nastro, ripercorrendo quest’esperienza terribile. «Ero seduta al mio posto, quando sul treno è salito questo ragazzo». Straniero, probabilmente africano. Pur tra tanti posti vuoti ha scelto di sedersi proprio di fronte a lei. «E per farlo mi ha spostato le ginocchia» prosegue. Certo, lei è alta e ha le gambe lunghe. Ma avrebbe potuto chiederle permesso invece di allungare le mani. Nonostante quel gesto, è rimasta tranquilla. Non ci ha messo troppo tempo però a capire che quella situazione non era sicura. «Ha iniziato a parlarmi, mi ha chiesto come mi chiamavo. Ho sentito subito che aveva bevuto». L’odore di alcol nell’aria ferma dello scompartimento era inconfondibile. Così ha provato ad allontanarsi. «Ho iniziato a raccogliere le mie cose – per carcare un altro posto –. E proprio in quel momento mi ha bloccata per le braccia, e ha iniziato a toccarmi le gambe. All’altezza della cosce». Infine si è calato i pantaloni, ed ha cominciato a toccarsi le parti intime. La giovane studentessa ha approfittato di quel momento per fuggire via: «Quando ha cominciato a masturbarsi sono scappata, gridando a tutto il vagone: ‘andate via di qui’». Ha continuato a camminare sul convoglio, vagone dopo vagone, per trovare il capotreno. Ci è riuscita: «Era una ragazza, proprio come me». Sperava che avrebbe chiamato immediatamente la Polfer, «invece si è limitata a far scendere quell’uomo». «Non lo so, probabilmente si sarà spaventata, in fondo capisco anche la sua paura».

ABBIAMO deciso di non pubblicare il nome della giovane studentessa, per tutelare la vittima. Ma raccontare e denunciare la violenza sì, perché non è un fatto privato. E’ un sopruso che attraversa la vita delle donne. Troppe donne.