Lasciato su una barella per due giorni. Pronto soccorso: odissea di un 90enne

I figli chiamano i carabinieri. Ora è ricoverato e curato in una residenza per anziani

Il pronto soccorso dell’ospedale Versilia

Il pronto soccorso dell’ospedale Versilia

Viareggio, 26 novembre 2016 - «Dimenticato» per due giorni su una barella al pronto soccorso dell’ospedale Versilia con la febbre altissima, tanto che i figli hanno chiesto l’intervento dei carabinieri. E’ quanto è successo a P. D. M., 90 anni, che è stato poi dimesso nelle stesse apparenti condizioni in cui era entrato, e che i figli hanno poi ricoverato in una residenza sanitaria assistita dove è stato finalmente curato. Una di quelle storie che fanno arrabbiare. Una di quelle odissee dove l’Ulisse del caso non può fare ‘ali dei remi’ perché è anziano, molto anziano e diabetico e i suoi ‘remi’ sono gambe stanche e appesantite, come la temperatura del corpo, da un’infezione alle vie urinarie. Perché due giorni volano a chi è giovane e sta bene: due giorni sono invece un’eternità quando stai male, sei fuori casa tua e da tempo hai i capelli bianchi. E lo sono anche per chi ti vuole bene.

P. abita a Camaiore ed è vedovo da qualche anno. Quattro giorni fa la febbre è salita e, data la sua malattia e l’età, la figlia Sabrina e il fratello decidono di trasportarlo d’urgenza al Versilia. Qui viene accomodato su una barella in attesa di essere visitato: "Mercoledì scorso lo abbiamo portato al pronto soccorso – racconta Sabrina – stava male e gli hanno applicato il catetere. La febbre non accennava a diminuire".

A questo punto è trascorsa la prima ‘nottata’ senza che all’anziano venisse fatto alcunché, stando al racconto dei figli. Sabrina deve assentarsi e lascia la situazione in mano al fratello. Giovedì l'uomo è ancora fermo e buono sulla barella che gli hanno assegnato. In compagnia di febbre e catetere. "Inutile dire che i servizi e i ricoveri si moltiplicano – incalza la figlia – ma per lui una sistemazione non c’è. Non si può abbandonare un uomo anziano e malato così". Venerdì vengono chiamati i carabinieri: ma non si risolve la situazione. "Non possono fare nulla", raccontano i figli.

Così infine il novantenne viene dimesso e ricoverato in una residenza sanitaria a pagamento dove i medici riusciranno a visitarlo e curarlo. Non è stato un ‘folle volo’ di coraggio in ospedale, bensì un viaggio di speranza.