Il porto affonda, cedimento annunciato / FOTO

L’ultima ferita della darsena della Madonnina

Il cedimento del pontile (foto Umicini)

Il cedimento del pontile (foto Umicini)

Viareggio (Lucca), 15 gennaio 2017 - Quello squarcio aperto sul pontile 9, l’ultimo baluardo a protezione della Madonnina, si fa metafora del calvario del porto. Che attende, con i suoi acciacchi, di conoscere quale futuro lo aspetta: appeso alla prossima asta, dopo che il primo bando è andato deserto e che in seconda battuta sarà pubblicato dal curatore al più tra 10 giorni, per poi procedere a marzo con la gara.

Tanti ieri mattina, dopo la libecciata di venerdì che ha picchiato forte sulla città, i diportisti in fila a controllare gli ormeggi delle proprie imbarcazioni. A indicare le fragilità dei pontili, ancora più sotto pressione dopo il cedimento ‘annunciato’ del 9; a soffermarsi sugli ancoraggi dei tiranti dove le saldature sono prossime a saltare. O sono già saltate. C’è perfino un cavo, sul pelo dell’acqua, che strofinando con una cerniera sventrata è stato tranciato di netto. Serve per mandare energia alle colonnine di rifornimento, molte delle quali già fuori uso. "Ma questi – chiarisce il liquidatore Claudio Matteoli – non sono problemi di oggi, sono solo problemi più vecchi di due anni. Da quando la Porto Srl è in liquidazione – spiega ancora Matteoli – sono stati investiti 150mila euro per la manutenzione dell’approdo, 100mila euro solo nel 2016". Interventi mirati in particolare al rinforzo delle catenarie e dei corpi morti, sostituiti per il 50%.

Cedimento annunciato, dicevamo, quello del pontile 9; metafora fisica, ferita aperta, della deriva imboccata dalla Madonnina. Che ha sollevato solo l’attenzione e la preoccupazione della Capitaneria di Porto, non quella della politica. "Il problema è che il progetto di quel pontile ha dei problemi dalla nascita, è nato sbagliato". Parole chiare e forti quelle di Matteoli. Che ci riportano indietro nel tempo, all’inaugurazione del 2000. "Non è la prima volta che si verifica un parziale distaccamento, questa è una criticità che si presenta anche due volte l’anno".

Il pontile non regge il carico della risacca, non sarebbe calibrato per le nostre correnti, fino due volte più intense della sua tenuta. Per questo ad inizio 2016 Matteoli aveva chiesto alla Walcon Marine Italia, la ditta che nel 1999 fu incaricata dei lavori, un preventivo per la completa sostituzione: "Ci sono state sottoposte due opzioni, indicativamente solo per la struttura ci furono richiesti 195mila euro. A cui poi dovevamo aggiungere le spese di progettazione e l’affidamento dell’incarico di supervisione dei lavori".

La Porto Srl avrebbe dovuto investire 300mila euro, "ma questa – ribadisce – è un’azienda in liquidazione e in concordato di fallimento, non è un’azienda libera ma ha il preciso obbligo di rispettare i creditori. Per questo non è possibile pensare ad un piano strutturale di interventi a medio e lungo termine, che implichino il ricorso al credito bancario". Precisa che queste non sono giustificazioni, "ma l’occasione per chiedersi come mai certi interventi non siano stati previsti prima. Perché nessuno è mai intervenuto".

Non è viareggino Matteoli, originario del Comprensorio del cuoio. "Ma in Versilia – conclude – ho passato tutte le mie estati. Capisco il rammarico, la delusione nel vedere un simbolo della città vivere una crisi così profonda. Facendo gli interventi necessari, per i quali non servono più di 500mila euro, questa è a tutti gli effetti un’azienda redditizia. Il problema è che non doveva finire in un concordato per colpa di una pessima gestione".