"Quella falsa firma di Pertini per tapparmi la bocca su Ustica"

L’ex capitano pilota (riabilitato) chiede risarcimento danni e grado. All'epoca Mario Ciancarella vivea a Torre del Lago

Mario Ciancarella ha ricostruito la sua vicenda personale in una conferenza stampa allestita nella sua libreria a Lucca

Mario Ciancarella ha ricostruito la sua vicenda personale in una conferenza stampa allestita nella sua libreria a Lucca

Viareggio, 23 ottobre 2016 - MARIO Ciancarella, al momento della strage di Ustica capitano pilota dell’Aeronatica Militare e leader del Movimento Democratico dei militari, fu radiato nel 1983, con una falsa firma del Presidente Sandro Pertini, perché sapeva verità scomode su Ustica. Era stato il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista a Poggio Ballone la notte di Ustica, a confidargli: «Capitano siamo stati noi...». La clamorosa firma falsa, accertata dal Tribunale Civile di Firenze, fa riscrivere completamente la vicenda di Ciancarella, che all’epoca viveva a Torre del Lago, oggi titolare di «LuccaLibri».

«L’11 ottobre 1983 – racconta Ciancarella commosso – fui convocato dal generale Tonini che mi comunicò la radiazione con infamia dall’Aeronautica secondo un decreto ministeriale. Dissi che mi competeva un decreto presidenziale, ma venni cacciato dall’Arma. Il decreto mi fu consegnato solo dopo 9 anni, dopo la morte, a Campo Cecina, di Sandro Marcucci, sul cui caso è riaperto il fascicolo, grazie alla associazione antimafia Rita Atria: si ipotizza l’omicidio e non l’incidente aereo. La radiazione – prosegue Ciancarella – è la conclusione del mio calvario iniziato il 30 settembre 1980 con l’arresto per insubordinazione cui seguirono due processi farsa e un procedimento disciplinare che grida vendetta». Il tutto culminò nel decreto di radiazione risultato ora un falso. «Fu subito chiaro che quella firma non poteva essere autentica. Sono serviti però 17 anni perché un legale accettasse di patrocinarmi. Adesso, in forza della sentenza, si può dire che quel decreto non è mai esistito perché la firma è stata falsificata 33 anni fa dai vertici delle forze armate forse indispettiti dal diniego, palese o presunto, che sarebbe servito a radiare un antagonista».

«Ora – aggiunge – sottolineiamo l’ignobiltà di quanto fu commesso e la giustizia resa a un cittadino cui è stata restituita la dignità personale e l’onore umiliato. Non solo a me, ma anche ai miei familiari sottoposti a un lento logoramento della serenità. Con un figlio, Sasha, massacrato psicologicamente. Leonardo, a cui sono grato di aver espresso per iscritto la sua solidarietà per la mia battaglia. E Talitha, che non ha mai visto il suo papà in divisa, ma che ha vissuto la disgregazione familiare».

«Ho inviato – spiega l’avvocato Casella – una diffida a pagare le spese legali e a restituire il grado con tutti gli accessori a Ciancarella. C’è tempo fino al 7 novembre per ottemperare. Poi prepariamo gli atti per una causa al Tar di Firenze, per recuperare il grado o per nominare un commissario ad acta affinché ciò avvenga». Una vicenda choc che sarà raccontata in un libro verità.

P.Pac.