Ecco la legge che salva le spiagge, ma i balneari: "E’ un imbroglio"

Il ministro Costa illustra il testo: il governo aumenterà i canoni

Quasi cento imprenditori versiliesi hanno partecipato alla manifestazione a Roma

Quasi cento imprenditori versiliesi hanno partecipato alla manifestazione a Roma

Versilia, 2 ottobre 2016 - LA CHIAMANO la legge ‘salva spiaggia’ ma per i balneari è «tutto un imbroglio». Il governo ancora non l’ha approvata – l’okay dovrebbe arrivare nel giro di poco – ma il testo c’è già. E anche se i rappresentanti di categoria non l’hanno ancora ricevuto dalle mani del ministro Enrico Costa, ne conoscono ormai i punti fondamentali. La legge, che andrà poi declinata con vari decreti attuativi per definire nel merito le questioni più importanti, parte da una certezza: d’ora in avanti tutte le attività turistiche sulla spiaggia saranno assegnate attraverso i bandi pubblici. Dunque, nessun dietrofront.

«ASSURDO – sbatte i pugni sul tavolo Emiliano Favilla, leder del movimento ‘No Aste’ –, altri paesi europei hanno dimostrato che la Bolkestein si può superare. Se il Governo italiano non farà altrettanto non ci sarà nessun salvataggio possibile». Infatti, per Favilla i vari bonus promessi al balneari «sono del tutto inutili, aleatori e difficilmente applicabili». L’unica garanzia per gli imprenditori è che «il sistema aste non farà altro che mettere in ginocchio le imprese familiari», aggiunge. Per questo lui, insieme a un’ottantina di balneari versiliesi, è andato a Roma unendosi al corteo di tutto lo Stivale per ribadire ancora una volta il proprio «No».

Entriamo nei dettagli. La legge è chiara e prevede «un adeguato periodo transitorio» prima di arrivare alle gare. Una proroga tra i 5 e i 10 anni anche se gli operatori chiedono un periodo più lungo, addirittura 30 anni. I bandi poi «dovranno tenere conto della professionalità acquisita nell’esercizio di concessioni dei beni demaniali marittimi». Tradotto: in caso di due o più offerte per una stessa spiaggia, quella fatta da un operatore del settore riceverà un punteggio più alto, il ‘quanto’ ancora in discussione con l’Europa.

La legge inoltre stabilisce come le modalità di affidamento delle spiagge debbano essere fatte nel rispetto «dei principi di concorrenza», ma anche nel rispetto «di riconoscimento e tutela degli investimenti, dei beni aziendali e dei valori commerciali». Pertanto chi subentra nella gestione dovrà riconoscergli una cifra adeguata per il valore dell’intera impresa, avviamento compreso. Il testo di legge – e questo è tra i punti più contestati – sancisce anche che debba essere definito «un limite minimo e massimo per la durata delle concessioni», e un tetto massimo per il numero di spiagge che il singolo operatore può ottenere, per «garantire un’adeguata pluralità e differenziazione dell’offerta». I canoni pagati finora andranno rivisti attraverso «una stima diretta secondo le peculiarità» delle concessioni. «Purtroppo – allarga le braccia il leader del comitato No Aste – negli anni alcuni imprenditori non hanno rispettato la legge, danneggiando l’immagine di tutti. Basterebbe stabilire dei requisiti e revocare la concessione semplicemente a chi non li rispetta. E non sparare nel mucchio come ora».

ANCHE Marco Stella, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, non usa mezzi termini: «La politica batta un colpo, e scenda in campo in difesa di 200mila piccole e medie imprese, e altrettante famiglie, che in Italia rischiano di essere travolte dalla Bolkestein. Serve uno schieramento trasversale che voti un emendamento che sospenda l’applicazione di questa direttiva». «L’Italia – conclude –, che in quanto penisola ha nell’economia del mare uno dei suoi punti forti, evidentemente non sa o non vuole far valere le proprie ragioni e quelle delle 30mila imprese balneari presenti lungo le sue coste. In Toscana, il settore si compone di 918 imprese ed oltre 2600 addetti. Mentre per il commercio ambulante, in Toscana il giro d’affari ammonta a oltre un miliardo di euro, 700 mercati, quasi 11mila esercizi e più di 13mila addetti».