Viareggio, 14 maggio 2014 - "Ho sentito l'esplosione. Poco dopo ho visto di fronte a me una donna a cui stava bruciando la testa". Sono i drammatici ricordi di Roberto Fochesato, il secondo macchinista ascoltato in aula per il processo sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. Il ferroviere, come ha spiegato ai giudici, era riuscito a mettersi in salvo scavalcando il muro di cinta che delimita i binari della linea ferroviaria e da li' si era rifugiato all'interno della sede della Croce Verde di Viareggio. "Prima di scendere dal treno, affacciandomi al finestrino, ho visto una nuvola di gas, una parete bianca - ha proseguito il macchinista - quindi ho capito di dover scappare".

"All'entrata di Viareggio _ha raccontato ai giudici Andrea D'Alessandro, l'altro macchinista sentito oggi in aula_ abbiamo sentito un grande frastuono, uno sferragliamento, come se il treno stesse frenando. Ci siamo subito resi conto che stavamo deragliando. Abbiamo fatto il possibile per fermare il treno, abbiamo aspettato che si fermasse. Poi abbiamo preso i documenti e abbiamo cercato di metterci in salvo.Ho avvisato il dirigente centrale operativo, in modo da cercare di bloccare la circolazione ferroviaria". Poi, ricostruendo quanto avvenuto, D'Alessandro ha spiegato che il treno merci partito da Trecate (Novara) e diretto a Gricignano (Caserta) entrò nella stazione di Viareggio a 90 chilometri orari mentre il limite di velocità era di 100 chilometri all'ora. "Abbiamo subito staccato la linea elettrica - ha detto ancora il primo macchinista che ha deposto in aula - e abbiamo aspettato che si fermasse il treno. A quel punto abbiamo cercato di metterci in salvo".

Drammatico il racconto di Ibtissam Ayad, 24enne, la cui famiglia è stata distrutta nella strage: sono morti suo padre Mohamed, sua madre Talib Aziza, suo fratello Hamza e la sua sorellina di 3 anni, Iman. Ibtissam Ayad, in aula a Lucca ha ripercorso i momenti della notte del 29 giugno 2009. La sua è una delle storie simbolo della strage.

''In casa c'erano mamma, papà, mio fratello e la mia sorella più piccola, di tre anni - ha detto - Abbiamo pensato a una fuga di gas, nella via c'era come nebbia. Io, mio fratello e papà siamo usciti per urlare ai vicini: 'Scappate, scappate'. Poi c'e' stata l'esplosione. Solo io sono riuscita a scappare prima che le fiamme arrivassero. Mio fratello era tornato in casa per riprendere la bambina, non l'ho più visto''. Iby ha poi spiegato di essere rimasta ''in cura dallo psicologo un anno e mezzo''. Un'altra abitante di via Ponchielli, Laura Galli, ha raccontato che la sua famiglia rimase chiusa in casa, perche' il calore aveva fuso porte e finestre. ''Ho sentito un boato sordo, la casa che oscillava - ha detto - ho pensato a un terremoto. Sono andata di corsa in camera di mio marito, che stava dormendo. Ha guardato fuori e ha detto: 'Qua brucia tutto'. Gridavamo aiuto, da fuori ci hanno sentito. L'ultimo ricordo che ho sono delle braccia che mi sollevano''.

Mentre è in corso la seconda giornata di udienze del processo per per la strage che provocò 32 vittime, davanti al polo fieristico è in corso la protesta dell'Assemblea 29 giugno e dei 'ferrovieri per la sicurezza': sagome di bare, in cartoncino, con i nomi degli operai morti sul lavoro in ferrovia sono state appese sulla ringhiera all' ingresso dell'aula e sopra le foto delle 32 vittime della strage di Viareggio. In aula stanno sfilando i testimoni. Il primo ad essere ascoltato e' stato uno dei macchinisti alla guida del treno che il 29 giugno 2009 deraglio' entrando alla stazione di Viareggio.