Viareggio, 25 ottobre 2013 - SI FA presto a dire che c’è la crisi economica. Si fa presto se non ci si confronta con i numeri e con le difficoltà che migliaia di nostri concittadini stanno vivendo ormai da anni.

Prendiamo la Darsena, storico volano dell’economia. In poco più di 5 anni si sono persi 4 mila posti di lavoro. Erano 7.000 (ovviamente compreso l’indotto fatto di idraulici, elettricisti, tappezieri, falegnami e così via), mentre adesso sono appena 3.000. Molti sono andati a ingrossare le liste di disoccupazione, hanno avuto il sussidio, si sono arrangiati con lavoretti qua e là. Ma non può essere più come prima. E di conseguenza se la Darsena soffre, soffrono tutti gli altri settori, perché ci si compra una maglia in meno, si tagliano le spese al cinema o al ristorante, si evita di andare al mare o in vacanza. Altrimenti non si riesce a far fronte al mutuo della casa o all’affitto.

PRENDIAMO un altro dato significativo del lavoro in Darsena: la situazione è che 45 aziende metalmeccaniche del comparto industriale e 60 aziende metalmeccaniche del comparto artigianale hanno fatto richiesta di Cassa integrazione. Al momento, secondo una stima della Cgil, l’80% dei lavoratori metalmeccanici della Darsena (in totale oggi sono circa 1.500) beneficia di ammortizzatori sociali, per lo più, appunto, ricorrendo alla Cassa Integrazione. Significa stare non soltanto a metà stipendio, ma anche, nella maggior parte dei casi, convivere con un cronico ritardo dei pagamenti. Per alcune casse in deroga siamo fermi, ad esempio, al 31 marzo.
"La situazione è drammatica e le previsioni — taglia corto Lamberto Pocai, responsabile della Fiom Cgil — sono pessimistiche. Molte imprese sono sparite, altre — grandi o piccole che siano — sono costrette ad accedere alla Cassa Integrazione, per la quale ci sono una serie di problemi a iniziare dal fatto che il Governo, a tutt’oggi, non ha previsto un’adeguata copertura finanziaria. Noi conviviamo tutti i giorni con le difficoltà degli operai che ci chiamano e ci chiedono informazioni. Qualche giorno fa a una manifestazione dell’associazione inquilini, ho riconosciuto diversi operai: finiti i risparmi, adesso si fa fatica a pagare gli affitti di casa".

UNA SITUAZIONE di disagio figlia ovviamente della crisi internazionale. "Questa crisi — prosegue Pocai — ha colpito tutti a 360 gradi, piccole e grandi imprese con una serie di reazioni a catena. Il mercato delle imbarcazioni, al momento, non è in grado di dare risposte. Registriamo un calo del 60% degli ordini rispetto al quadriennio 2008-2012 con una perdita di circa 4 miliardi di fatturato. La maggior parte del prodotto viene acquistato all’estero (circa il 90%), ma anche qui registriamo una flessione del 37%. Questo ha portato a un modo diverso di organizzare la produzione: prima si cominciava a realizzare l’imbarcazione anche in assenza di un ordine; oggi o qualcuno ordina una barca o altrimenti il cantiere si ferma: nessuno può assumersi più i rischi legati a un prodotto non venduto in anticipo".

COME uscire da questa devastante crisi? Difficile, molto difficile secondo Lamberto Pocai. "Intanto però — spiega — bisognerebbe iniziare a riconsiderare il Porto nella sua complessità. Il futuro parla di megayacht, ma qui a Viareggio perdiamo molte commesse. Lo stesso Perini ha costruito un 70 metri alla Spezia perché i mega yacht a Viareggio non entrano e non escono". Gli operai della darsena — non solo loro — attendono risposte.

di Paolo Di Grazia