Viareggio, 8 agosto 2013 - UNA FESTA tra rulli di tamburi, squilli di chiarine e sventolio di bandiere, più che un funerale, se non ci fossero stati lo strazio della famiglia e la commozione che ha accomunato la folla che gremiva lo stadio Buon Riposo di Pozzi. Una comunità intera si è rinita per dare l’ultimo saluto a {{WIKILINK}}Sara Gabrielli{{/WIKILINK}}, la 22enne contradaiola del Pozzo stroncata da un malore nella notte fra sabato e domenica scorsi, e stringersi ai genitori Sergio e Paola e alla sorella Helga. Un dolore che ha unito le contrade del Palio dei Micci ma anche le città che organizzano giochi storici: erano presenti infatti delegazioni di Pescia, Cerreto Guidi, Ascoli, Ferrara e della dirigenza nazionale della Federazione Italiana Sbandieratori (Fisb).

IL CORTEO ha preso avvio intorno alle 17,30 dalla camera ardente allestita nei locali della Pubblica Assistenza di Pozzi, poco lontana della sede della contrada dove, fra le bandiere annodate a lutto, si leggeva su uno striscione il saluto «Ci guadagno il cuore colore del grano», scritto con i colori del Pozzo, bianco e rosso ornati di azzurro. Lo stesso saluto era stato scritto sull’asfalto davanti alla camera ardente.

Allo stadio altri due striscioni simili: «Accenderò una candela e spegnerò le luci, sceglierò una stella e nel silenzio ti guarderò brillare!», «Era quel tipo di persona a cui la bocca era stata fatta apposta per sorridere e quando sorrideva... ci sapeva proprio fare!». In testa al corteo vi erano i musici e sbandieratori del Pozzo, visibilmente devastati dal dolore, che suonando, precedevano una grande foto di Sara e i familiari; a seguire, i rappresentanti delle altre contrade del Palio dei Micci, Ponte, Cervia, Ranocchio, Madonnina, Leon d’Oro, Quercia e Lucertola. In un silenzio assoluto e perfino irreale, rotto solo dal frinire delle cicale, il lungo e triste serpentone ha impiegato circa mezz’ora per arrivaro allo stadio, distante circa duecento metri. La tribuna era già piena e la folla si è assiepata anche ai bordi del campo mentre la bara faceva il giro del campo, fra un lungo applauso e al suono lontano delle campane: quasi un saluto a lei che aveva voluto un funerale civile. Bara, leggermente inclinata verso il gruppo del Pozzo che si era fermato sul lato opposto rispetto alla tribuna. «Mai e poi ci saremmo immaginati di ritrovarsi qui, nel luogo dove tante volte era stata felice, per dare l’ultimo saluto a Sara», ha esordito il consigliere della Pro Loco di Querceta, Luca Garfagnini, che ha condotto la cerimonia.

«La morte ci pare un’atrocità — ha proseguito — e la razionalità stenta a dare una ragione e accettare tragedie come questa. Quello che possiamo fare come comunità di Pozzi, ma soprattutto come contrada, è stare il più possibile vicino ai familiari di Sara». Si sono susseguiti poi gli interventi delle autorità e dei rappresentanti di Aido e Avis (i genitori hanno acconsentito alla donazione degli organi), ma anche la lettura di una poesia in francese da parte di un gruppo di piccoli amici di Sara da lei soprannominati “parigini”. Poi la lunga e intensa esibizione del gruppo di sbandieratori, tamburini e chiarine del Pozzo che hanno eseguito la “Gran squadra”, un esercizio presentato pochi giorni fa ai campionati italiani a Latina, e quella delle altre contrade e dei gruppi storici presenti, ognuno a modo loro, mentre venivano lanciati tanti palloncini con i colori del Pozzo. Infine la bara di Sara è uscita fra gli applausi e le lacrime, fra due ali degli amici contradaioli, diretta a Livorno dove sarà cremata. Musica e sventolii di bandiere sono proseguiti, quasi appunto una grande festa che a Sara sarebbe piaciuta.
Gianfranco Poma