di MARTINA DEL CHICCA

Viareggio, 7 agosto 2013 - HA continuato a pensarci, e ripensarci. Per mesi don Antonio Tigli si è domandato cosa fossero quei piccoli residui di nastro biadesivo appiccicati sotto gli inginocchiatoi e sotto le file di panche ordinate nella navata della chiesa di Don Bosco. «Non ho le prove — premette il parroco — ma ho il timore che si tratti di un sistema utilizzato dagli spacciatori per lo scambio di droga». Un sistema sicuro, perché in fondo a nessuno verrebbe mai in mente di fare un blitz in una chiesa. E d’altronde, benché quella dello spaccio sia solo un’ipotesi, a cos’altro potrebbero servire altrimenti quei pezzetti di scotch? «Inizialmente ho pensato alla mano di qualcuno che volesse lasciare un segno del suo passaggio — racconta ancora —. Ma questi episodi si ripetevano, e si ripetono ancora oggi, con troppa frequenza». Solo ieri, dopo aver ripulito con cura la chiesa, sono state ritrovate sei striscine di biadesivo.


POI, un giorno dall’altare don Antonio ha avuto una choccante illuminazione. «Mi sono accorto che durante le celebrazioni religiose — spiega il sacerdote — mi capitava di veder entrare persone, sedersi o inginocchiarsi per pochi attimi e poi andarsene via». E, fuori, sui gradini della chiesa è successo spesso di incontrare persone mai viste; che si scambiavano sguardi complici d’intesa, come se ci fosse un codice preciso. Come se volessero dirsi qualcosa. «Allora con i miei collaboratori, assaliti da questo sconcertante dubbio, abbiamo potenziato il sistema di videosorveglianza interno della chiesa, lo abbiamo collegato ai pc per tentare di cogliere un gesto che potesse confermare i nostri sospetti». Ma la qualità delle immagini è troppo bassa, troppo sgranata per riuscire a percepire ogni singolo movimento.

IMPOSSIBILE dunque capire dai filmati se qualcuno, utilizzando appunto una striscina di scotch, possa aver attaccato sotto le panche dei pacchettini di droga. «Non abbiamo mai trovato niente. Ma ora non vorrei che si creasse troppo allarme — la paura del parroco è solo una, ed è grande —. Non vorrei che i genitori possano temere di portare i propri figli all’oratorio, o di fargli frequentare la chiesa. Certo, è opportuno prendere delle precauzioni. Probabilmente potenzieremo il sistema di videosorveglianza. Ma una cosa è certa, non chiuderemo mai la chiesa, la porta continuerà a restare aperta ad ogni ora del giorno».


PERCHE’ pur profanata dal un vile reato, come lo spaccio di droga, una chiesa resta pur sempre un luogo di tutti. «Le chiese non si chiudono — conclude Don Antonio —. Le chiese si devono vivere».