Viareggio, 19 luglio 2013 - Un passo importante sulla strada della giustizia; una scelta deludente dettata dalla prudenza. Accusa e difesa si sono date battaglia nel corso dell’udienza preliminare e ieri mattina, inevitabilmente, dopo il pronunciamento del Gup di rinvio a giudizio per tutti i 33 imputati per la strage del 29 giugno di quattro anni fa, le dichiarazioni e gli stati d’animo erano diametralmente opposti.

Il procuratore capo Aldo Cicala che ha coordinato il lavoro svolto dai Pm Salvatore Giannino e Giuseppe Amodeo, ha sottolineato il fatto che «l’impostazione che avevamo dato all’inchiesta ha retto in udienza preliminare. E ovviamente ci auguriamo che possa reggere anche in sede di processo. A questo punto siamo pronti per affrontare il processo sicuri della validità delle carte che abbiamo sin qui messo insieme».

Improntate al realismo, alla cautela e alla prudenza le parole dell’avvocato Graziano Maffei che tutela gli interessi del comune di Viareggio costituitosi parte civile e di alcuni familiari delle vittime. «La battaglia — dice — non è ancora iniziata, ma è importante che la si possa fare, tanto più che per il processo ci siamo tenuti da parte una serie di argomentazioni tecniche che non era il caso di esibire in un’udienza preliminare. Andiamo comunque avanti senza farci troppe illusioni e con qualche amarezza». Con ovvio riferimento al fatto che non può esserci gioia quando ci sono pur sempre 32 vittime.

Grande soddisfazione da parte di tanti avvocati di parte civile che hanno assistito in questi anni i familiari delle vittime. «Un provvedimento giusto — ha detto l’avvocato Tiziano Nicoletti — e tecnicamente ineccepibile, che apre le porte a un processo indispensabile per attribuire le responsabilità penali dei singoli imputati». Concorda l’avvocato Tiziana Pedonese: «E’ finita una prima fase ed è importante che tutti siano stati rinviati a giudizio così come richiesto dalla Procura».

«E’ un risultato incoraggiante — ha detto l’avvocato Riccardo Carloni — anche perché il giudice ha posto l’accento su aspetti tecnici, quali lo squarcio della cisterna, che a nostro avviso sono fondamentali nel definire le responsabilità di quanto accaduto». Soddisfazione viene espressa anche dall’avvocato Fabrizio Bartolini: «Perché il giudice non ha ravvisato i motivi per escludere anche uno solo degli indagati. Per noi questo importante e ci dà la forza per prepararci alla battaglia legale che adesso inizierà».

Umori differenti, come detto, fra gli avvocati difensori, per molti dei quali, va detto, la decisione del rinvio a giudizio per i loro assistiti era nell’aria. «Sono profondamente delusa perché — ha detto Ambra Giovene, legale di alcuni imputati eccellenti di Rfi — ci saremmo aspettati una più rigorosa applicazione delle regole, ma il giudice non se l’è sentita di prendere delle decisioni, facendo delle scelte sugli imputati. Non credo sia stato un processo mediatico. E’ stata piuttosto una scelta di prudenza, comprensibile nel caso di un’udienza preliminare».

Concorda con l’analisi della sua collega anche un altro avvocato di Rfi, Gaetano Scalise. «Temevamo una soluzione del genere, anche se speravamo che così non fosse. Ci aspettavamo — ha detto — una decisione maggiormente ponderata da parte del giudice e più articolata, soprattutto per escludere da subito alcuine situazioni. Faccio solo un esempio: quello di Gatx Europe che è una società che di fatto non esiste».

Sul fronte Trenitalia l’avvocato Alberto Mittone spiega: «Contavamo sul fatto che il giudice fosse più sensibile riguardo alle argomentazioni che avevamo portato. A questo punto attendiamo il processo convinti che lì riusciremo a far valere le nostre ragioni».

Paolo Di Grazia