Viareggio, 18 maggio 2013 - UN «ORCO» cattivo e senza cuore era in mezzo a noi, a contatto con bambini di pochi anni? Sembrerebbe proprio di sì visto che da qualche giorno un pensionato sessantenne è in manette, rinchiuso in isolamento in carcere, accusato di avere commesso «atti riconducibili alla pedofilia nei confronti di un bambino di otto anni». Una storia carica di angoscia che ha raggelato anche gli stessi investigatori i quali hanno gestito con i piedi di piombo. Una storia che poi facendo il giro del paese — oltre che del Tribunale dei Minori— è arrivata molto lontano per poi ripiombare con tutto il suo carico di interrogativi al momento senza risposta nella nostra zona. In manette c’è un pensionato sessantenne abitante in un paese dell’entroterra che, per l’accusa, avrebbe abusato sessaulmente di un piccolo di otto anni, figlio tra l’altro di persone che lui conosce e con i quali — in passato — ha avuto anche rapporti di lavoro.

UNA STORIA venuta fuori per il racconto innocente fatto dal piccolo prima alla madre e poi ad una psicologa. E attorno a quella denuncia, gli investigatori dell’Arma hanno costruito una serie di «trappole» per incastrare il presunto orco che, nel più classico di casi di questo tipo, è anche un amico di famiglia che conosceva anche lo status sociale dei genitori dei bambini. Gli inquirenti si trincerano dietro lapidari «no comment» ma in paese la notizia è diventata di dominio pubblico anche se — «ufficialmente» — il pensionato che non si vede più in giro (arrestato dai carabinieri) «è andato a trovare parenti fuori Italia».

OVVIAMENTE l’inchiesta — per l’oggettiva delicatezza e per la pesantezza dell’accusa — ha bisogno di trovare ulteriori riscontri investigativi, in particolar modo il tipo di rapporto che negli ultimi anni era intercorso fra il presunto «pensionato-orco» con i genitori del bambino, oggetto delle sue attenzione morbose.