Forte dei Marmi, 6 giugno 2012 - Luciano Iacopi fu trovato ucciso con 17 pugnalate il 17 luglio 1989 a Forte dei Marmi. Da piu' di vent'anni sua moglie Maria Luigia Redoli e' in carcere a scontare l'ergastolo a cui e' stata condannata come mandante (mentre l'ex amante Carlo Cappelletti sarebbe stato l'esecutore).

Adesso pero' la cosiddetta Circe della Versilia, che si e' sempre proclamata innocente, accuserebbe implicitamente del delitto la figlia Tamara. Lo sostiene il settimanale 'Oggi', in edicola da domani (anche su
www.oggi.it), che anticipa i contenuti del libro Nel buio di una notte di luglio (Mondadori), scritto da Mario Spezi.

Spezi a 'Oggi' dice: ''Se quel che la Redoli ha detto e' vero e' devastante. Se non e' vero e' atroce''. In pratica, Maria Luigia Redoli, per la prima volta e contrariamente a quanto dichiarato all'epoca al magistrato, nega di essere stata lei a fare una famosa telefonata al cartomante di Viareggio Marco Portigati, che era stato pagato inutilmente per ingaggiare gli assassini del marito, al fine di recuperare i soldi: perche' loro (i killer, ndr) non c'entrano.

Telefonata considerata una delle prove a suo carico. ''Quella telefonata - racconta oggi la Redoli secondo quanto riferisce il settimanale - non l'ho mai fatta. Quella era la voce di Tamara. Ho avuto tanto tempo per pensarci e ora sono certa che le cose andarono cosi': lei, mia figlia, e quell'altro (l'amante Carlo Cappelletti, ndr) se la intendevano; hanno ballato tutta sera. Per tanto tempo non li ho piu' visti. Potevano anche prendere la macchina e andare a casa''. Per 'Oggi', il sottinteso di questa dichiarazione e': a compiere il delitto.

'Oggi' ha raccolto anche la reazione di Tamara Iacopi: ''Non voglio ripiombare nell'incubo che ho vissuto. Se mia madre e' impazzita, non posso ancora una volta andarci di mezzo io''.