Viareggio, 20 giugno 2011 - L’assessore regionale Luca Ceccobao, cui non difetta la giocosità, nell’ironizzare sui rilievi mossi da questo giornale al progetto della Port Authority, chiedeva che si dscutesse nel merito e non di quisquilie come i 100 mila e più euro lordi del segretario generale. Ma, a parte il naufragato «senza costi aggiuntivi», che aspetta l’assessore a far modificare la bozza secondo quanto da lui detto all’Udina: cioè che il piano regolatore portuale diventerebbe un mero piano attuativo del piano strutturale adottato come adesso dal consiglio comunale?

Invece la bozza è stata diffusa addirittura prima di passare al vaglio del comitato tecnico dei dirigenti regionali fissato per giovedì. Si spiega no così varie incongruenze sulla figura del segretario: si chiede la laurea quinquennale ma siccome poi sarà il responsabile del procedimento degli atti di pianificazione, e per l’urbanistica secondo il Codice dei contratti deve essere un tecnico, allora non basta dire laurea, ma bisogna prevedere la laurea in ingegneria o architettura. A meno che la Regione non pensi di assumere un’ulteriore figura professionale, spendendo ancor più. Altra incongruenza del testo: è richiesta per il segretario la «comprovata esperienza professionale almeno quinquennale nel settore disciplinato dalla legge» istitutiva dell’authority.

Molti, anche nel Pd, hanno notato che esiste il settore tecnico, amministrativo, ma non il settore portuale. I requisiti dovrebbero piuttosto chiarire le esperienze e competenze manageriali, visto che il segretario e non il comitato portuale terrà i rapporti con gli enti, quindi anche col governo e i ministeri. Restando ai costi nuovi, non c’è solo lo stipendio del segretario equiparato a un dirigente regionale. Tale segretario, se dipendente pubblico, dovrà andare in aspettativa ma (articolo 7/4) l’aspettativa «sarà utile ai fini del trattamento di quiescenza e di previdenza e i relativi oneri contributivi sono a carico del bilancio dell’autorità portuale». Dunque, l’Authority pagherà: stipendio netto, trattenute, contributo previdenziale, quota Tfr sulla base dell’eventuale precedente impiego pubblico. Poi c’è il trattamento economico del revisore unico che (articolo 10/3) sarà pari al 3% dell’indennità del presidente della Giunta Regionale. E con rimborso spese equiparato ai dirigenti regionali. «Senza costi aggiuntivi», ipse dixit.

«La nazione» non ha mai riferito l’ingegner Stefano Maestrelli, ipotizzato segretario dell’Authority, alla questione del compenso. Perché la questione dell’emolumento (lordo) non è personale. Maestrelli, ingegnere capo dell’Asl, in quanto tale è già dirigente regionale. Prende già, più o meno, quello stipendio lordo. Anzi, pare che trasferendosi al porto e dovendo dimettersi o andare in aspettativa all’Asl, alla fine incasserebbe un netto inferiore. Piuttosto, la giunta Rossi ha annunciato «senza costi aggiuntivi» e poi nel bel mezzo della partita ha cambiato il mazzo delle carte.

Infine c’è il problema dell’enorme accumulo di potere nelle mani di questo segretario generale, magari giustamente ben pagato per questa responsabilità. Farà tutto lui, come il general manager dell’Asl, lasciando il comitato portuale in guisa di «conferenza dei sindaci»: piano regolatore; piano e relazione delle attività; istruttorie degli atti di tutti i comitati portuali; adotterà perfino i bilanci, e altro ancora. Anche oggi imprenditori, sindacati, categorie non hanno potere decisionale sul porto. Ma siccome quasi tutte le scelte passano dagli indirizzi del consiglio comunale, che è elettivo, lo strumento elettorale garantisce un controllo democratico da parte dei cittadini-elettori. Invece a chi renderà conto il segretario che deciderà vita morte e miracoli del porto, a cominciare dal suo stato urbanistico? Al presidente della Regione, «sentito il sindaco di Viareggio».