Livorno, 10 settembre 2010 - La Polizia di Stato di Pisa, in collaborazione con la Squadra Mobile di Livorno, ha eseguito sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, rumeni e italiani, facenti parte di un'organizzazione criminale dedita alla riduzione in schiavitù, introduzione nel territorio dello Stato e sfruttamento della prostituzione di giovani donne tra le province di Pisa e Livorno. L'indagine è stata effettuata con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze. Inoltre, sono stati adottati tre fermi di p.g. nei confronti di altrettanti soggetti, uomini e donne, responsabili degli stessi reati e arrestate nove persone.

 

Più di una dozzina le ragazze coinvolte, per lo più tra i 16 e i 18 anni, e un giro d'affari, dice il questore di Pisa, di circa 800 mila euro al mese. Sono queste le dimensioni del racket della prostituzione, anche minorile, sgominato dalla polizia e che 'piazzava' le giovanissime prostitute lungo le strade della costa toscana tra Livorno e Viareggio. Le indagini, coordinate dalla Dda di Firenze, hanno permesso di ricostruire minuziosamente i movimenti delle ragazze e dei loro aguzzini: in manette sono finite dieci persone. Sette custodie cautelari in carcere hanno avuto come destinatari due livornesi (il titolare di una pensione dove le ragazze alloggiavano e talvolta ricevevano i clienti) e l'autista che le portava in strada, e cinque romeni, tra i quali una protsituta 'anziana' (ha meno di 30 anni) che aveva il compito di 'sorvegliare' al lavoro le ragazze piu' giovani. Tre le persone sottoposte a fermo, tutte di nazionalità romena e inserite a vario titolo nell'organizzazione che reclutava le giovani in Romania, nella citta' di Iasi nella Moldavia romena, e sfruttava e gestiva il racket della prostituzione in Toscana.

 

L'indagine ha preso il via, quando una donna sfruttata dall'organizzazione si p è presantata al pronto soccorso dell'Ospedale di Pisa con vistosi segni di sevizie e maltrattamenti su tutto il corpo; in particolare, la donna presentava contusioni multiple, ustioni da sigarette e ferite da taglio. Appostamenti, pedinamenti e indagini incessanti consentivano agli uomini della Squadra Mobile di ricostruire l'organigramma di un sodalizio criminale dedito al traffico di giovanissime donne minorenni, che reclutate in Romania venivano portate in Italia per essere avviate alla prostituzione in strada. La giovane subito dopo essersi allontanata dall'ospedale spariva nel nulla.

 

Dopo varie ricerche la Polizia accertava che la donna era stata segregata in un appartamento in provincia di Livorno e rimpatriata. Temendo che avesse sporto denuncia, i suoi aguzzini decidevano di darle una lezione che solo il tempestivo intervento della Polizia italiana che allertava i colleghi della Polizia rumena tramite l'Interpol, scongiurava il peggio e salvava la vita della giovane che veniva rintracciata nella sua abitazione e trasferita in una località protetta. La donna confermava con le sue dichiarazioni l'esistenza di un vero e proprio 'racket' della prostituzione gestito da un'organizzazione in grado di reclutare le ragazze minorenni nel paese di origine, portarle in Italia, avviarle alla prostituzione e ricavarne i proventi. Un'organizzazione talmente, ben strutturata da poter decidere l'attribuzione dei 'posti di lavoro' lungo tutta la costa tirrenica che va da Livorno a Viareggio.