Viareggio, 9 settembre 2010 -  Una lettera, che al dolore ha aggiunto la rabbia. E' arrivata oggi a Viareggio alla famiglia di Daniele Franceschi, l'italiano morto nel carcere di Grasse, una dichiarazione del compagno di cella del trentaseienne. A riferirlo è lo zio di Franceschi, Aldo Antignano. ''Nella lettera - racconta -, questo detenuto, Abdel, racconta che Daniele si sentì malissimo il 23 agosto e che per tre giorni, nonostante le ripetute richieste di aiuto, non fu mai soccorso. Solo una volta lo portarono in infermeria e gli diedero delle pastiglie''.

 

La missiva reca la data del 27 agosto scorso, due giorni dopo la morte di Franceschi, ed è stata spedita il 6 settembre. ''Abdel scrive che, rientrando in cella, alle 19 del 25 agosto - prosegue lo zio - fu lui a trovare Daniele steso a terra, a faccia in giù. Era molto freddo e aveva il viso gonfio, scrive ancora. Abdel conclude dicendo: 'Per loro è una morte naturale ma io penso di no'. Abdel si dice anche pronto a testimoniare''.

 

La lettera però non convince Aldo Antignano. ''E' tradotta dal francese, perché questo detenuto è franco-algerino, in un italiano troppo raffinato. La traduzione è opera di un altro detenuto italiano che lavorava con Daniele nelle cucine. Ma se un detenuto scrive alla famiglia di un compagno morto non si esprime in questa maniera''.

 

Tutto il materiale sarà comunque inviata al console italiano a Nizza in modo che sia fatta pervenire alle autorità francesi. Intanto, l'avvocato della famiglia, Aldo Lasagna, riferisce che ''la salma di Daniele potrebbe essere portata in Italia la prossima settimana''.

 

Sulla vicenda la senatrice Manuela Granaiola ha presentato un'interrogazione ai ministri degli Esteri e della Giustizia per sapere ''quali misure intendano adottare affinché si giunga alla verità sulle reali cause della
morte di Daniele Franceschi
, come richiesto dalla famiglia, scongiurando la possibilità che al rimpatrio della salma le condizioni del corpo non rendano possibile una seconda perizia in Italia''.