Viareggio, 8 maggio 2010 - IL DIAVOLO si chiama slot machine. Tenta, seduce e costinge alla resa molte persone, uomini e donne, giovani e meno giovani, che con il miraggio di vincere soldi, ancora soldi, finiscono spesso in un vortice di non ritorno, mettendo seriamente a rischio la stabilità delle proprie risorse economiche e della loro famiglia. Cresce dunque la febbre del gioco e in contemporanea — la conferma viene dallo staff medico e psicologico del Sert dell’Asl 12 — aumenta anche il numero delle persone che, nel vortice della crisi di identità in cui sono precipitate, si rivolgono alle strutture pubbliche in cerca d’aiuto. «Il numero è cresciuto — confermano le dottoresse Marilena Tonarelli e Mirella Aglietti, che seguono i casi locali al Sert di Viareggio — negli ultimi tempi, anche per un’aumentata presa di coscienza da parte dei singoli invididui che ad un certo punto del loro ‘percorso’ si rendono conto di essere finito in un tunnel senza via d’uscita». Il gioco dunque può portare fuori strada, spesso anche i messaggi televisivi possono indurre a venerare falsi «idoli». «Il gioco è un gioco e non deve diventare un’ossessione» consigliano gli anziani.
 

L’IDENTIKIT del giocatore finito nel tunnel — da dove non è facile uscire — ha in media fra i 40 e i 50 anni, è un lavoratore dipendente, spesso proprio un semplice operaio, che ha come «fidanzata» quotidiana al di fuori del rapporto di famiglia una slot machine con la quale spesso ha un atteggiamento compulsivo: più punti, più giochi. E se n vinci, riprovi, fino allo sfinimento. Fino a non riuscire più a renderti conto che cosa stai realmente combinando. «Non esiste una terapia farmacologica — spiegano ancora le due responsabili del servizio dell’Asl — per combattere questa forma di dipendenza dal gioco: serve piuttosto una terapia molto integrata, soprattutto relazionale che ovviamente varia da caso a caso». Il controllo delle emozioni è dunque fontamentale per far sì che il «malato di gioco» riesca a trovare una bussola che gli indichi la strada giusta. I casi di persone che in poco tempo sono riusciti a dilapidare gli stipendi hanno fatto il giro della città visto che un mese e mezzo fa erano state le stesse Fiamme Gialle a compiere sequesti di videopoker taroccati: un intervento provvidenziale, favorito dalla denuncia di una decine di mogli che quando chiedevano i soldi ai rispettivi mariti per andare a fare la spesa, si sentivano rispondere di essere rimasti senza un euro in tasca per averli spese alle slot machine.
 

CHE IL FENOMENO sia in crescita e possa, a lunga andare creare altre situazioni di disagio, lo conferma l’impegno della Regione Toscana che ha scelto l’Asl 12 Viareggio per portare avanti un progetto di prevenzione per combattere le dipendenze dal gioco d’azzardo. «E’ una progetto molto interessante — confermano ancora Marilena Tonarelli e Mirella Aglietti — nel quale sarà necessario fare rete con le forze dell’ordine ma anche con altre associazioni: pensiamo ad esempio ai Centri antiusura, alle stesse amministrazioni locali che possono avere una percezione diretta di quel che accade sul loro territorio». Una task force a più voci, con più professionalità per favorire la lotta al gioco. La prossima «scommessa» da vincere.