Crisi, la grande paura: "Che ne sarà dei lavoratori dei cantieri?"

Fiom interessata dal piano refit di Polo nautico: però ci sono dubbi sulle aziende

Il segretario Lamberto Pocai attende certezze sul piano del refit (Umicini)

Il segretario Lamberto Pocai attende certezze sul piano del refit (Umicini)

Viareggio 21, luglio 2014 - ATTENZIONE, interesse, dubbi, preoccupazione. Sono contrastanti i sentimenti dei sindacalisti di fronte al piano di rilancio del Polo nautico attraverso il progetto di rete d’imprese per il refit. E se il segretario della Fiom-Cgil Lamberto Pocai osserva attento, di pari passo non si nasconde i problemi da risolvere. A cominciare dal salvataggio di tanti posti di lavoro, e dall’armonizzazione delle retribuzioni contrattuali. «IL PIANO letto su La Nazione’ — afferma Pocai — è una proposta da valutare con seria attenzione. Però bisogna capire quanti soggetti imprenditoriali sono effettivamente interessati a questo progetto. Mi risulta che in un primo momento non ci sia stata una grande attenzione da parte delle imprese della filiera e degli appalti che lavorano nell’alveo di Polo nautico. Tuttavia il piano per il refit è una prospettiva che da tempo anche il sidacato sta proponendo, per ricrerare un sistema e costituire una rete di imprese. Potrebbe essere un’opportunità da cogliere per la situazione di crisi che la nautica sta vivendo. E’ ovvio che questo può aver luogo attraverso una partecipazione di Polo nautico ma anche dei soci, perché alla fine qualche imprenditore potrebbe anche pensare che questo progetto creerà una concorrenza tra alcuni dei soci. Finora ci risulta che siano poche le imprese che aderiscono, al di là della volontà dell’amministratore. Bisogna mettere insieme tutte le esperienze per rilanciare tutto il Polo nautico, e non solo una parte». Ma l’ultima parola sulle adesioni si vedrà all’imminente assemblea dei soci.

INVECE resta aperta l’emergenza occupazionale. «Il problema più grosso — ammette il segretario della Fiom — è col personale diretto di Polo nautico, e di alcune imprese dell’indotto. La cassa integrazione in deroga finirà il 31 agosto: l’unica alternativa sarebbe convergere sui contratti di solidarietà, ma allora tutti i lavoratori dovrebbero essere richiamati a lavorare, con riduzione oraria fino al 60%: non possono esserci lavoratori a zero ore. Invece le aziende hanno riserve su questa nostra proposta perché non hanno certezze su un programma produttivo tale da garantire l’occupazione oraria del 40% della forza lavoro. Se non ci saranno questi presupposti, dal 1° settembre si pone il problema di come salvaguardare l’occupazione». Un problema che il mondo politico viareggino, a cominciare dalla giunta Betti, finora ha allegramente messo da parte. «Eppure — Pocai vuole essere fiducioso — superati questi presupposti il progetto refit è positivo. Va guardato con attenzione, bisogna mettersi al tavolino per capirne i ritorni. Ma con quale forma contrattuale si darà corpo al progetto? Unendo imprese con diversificazioni contrattuali si porrebbe il problema di stabilire un’unica normativa contrattuale, anche sul trattamento economico. Per evitare il dumping al ribasso attuale, e creare un’offerta sul mercato che non generi poi scarsa qualità dell’offerta e problemi sociali».