Commercio, nel 2014 chiuse 150 attività

A colloquio con Piero Bertolani, presidente di Confcommercio: «Paghiamo i fasti del passato»

La passeggiata di Viareggio

La passeggiata di Viareggio

Viareggio, 26 agosto 2015 - Viareggio subisce i «fasti del passato», cresciuta a dismisura e probabilmente ben oltre le reali esigenze della città quando il turismo era florido e fertile e i villeggianti avevano soldi sonanti da spendere. Arrivavano qui, si fermavano per settimane o mesi, compravano, si divertivano godendosi la città e lasciandosi dietro somme importanti. Altri tempi. Oggi la città fa i conti con un crisi globale che, qui, si riverbera anche su altri specchi. L’analisi è di Piero Bertolani (nella foto), presidente della Confcommercio. Presidente Bertolani, qual è lo scenario attuale del commercio cittadino? «Secondo i dati della Camera di Commercio il settore occupa, con il turismo, 8mila addetti ed è ancora il primo comparto, seguito da industria e artigianato che impiegano 5mila persone». Ma il trend è negativo? «Il saldo del 2014 è negativo per circa il 10%, significa che hanno chiuso 150 attività spalmante un po’ su tutti i settori, in primis l’abbigliamento. Il centro cittadino, che lavora prevalentemente con i viareggini, è senz’altro quello che ha subito di più il contraccolpo. Pesa la crisi economica mondiale ma anche la vocazione prettamente turistica della città: ai tempi dei fasti le attività erano cresciute a dismisura, oggi il superfluo paga il conto». A cominciare dalle botteghe di vicinato o dai piccoli negozi? «Sono penalizzati, senza dubbio. Tutto lo scenario del commercio è cambiato con l’avvento dei supermercati, i centri commerciali, gli outlet o lo shop on line. Bisogna adattarsi, cambiare per sopravvivere». Come, ad esempio? «Me lo chiedo ogni giorno. Specializzandosi, intanto. Collaborando con le altre attività e facendo squadra, così da poter cogliere le opportunità che si presentano. Con un gruppo di commercianti abbiamo dato vita a un progetto con l’agenzia nautica Vannucci che ha portato qui le navi da crociera: l’esperimento sta funzionando, ma siamo agli albori, dobbiamo continuare a lavorare su un orizzonte di quattro, cinque anni. E aspettare che anche gli altri facciano la loro parte». Che intende dire? «La passeggiata dovrebbe essere il fiore all’occhiello di questa città, uno dei lungomare più belli d’Italia, a due passi dal porto. Potrebbe essere un vantaggio su cui puntare per far crescere il turismo da diporto. Invece come è ridotta? Dobbiamo migliorare i servizi, il decoro; piazza Mazzini è il nostro salotto, la nostra vetrina, ed è in uno stato indecoroso. Se vogliamo che il turismo sia la nostra prerogativa, allora ci dobbiamo investire davvero». I commercianti possono fare la loro parte? «Possono fare molto, iniziando con il riappropriarsi della loro città, volerle bene, dando il loro contributo per l’immagine, il decoro e l’offerta». Ha già qualche idea concreta? «Abbiamo ripreso in mano un progetto che avevamo avviato con la vecchia amministrazione e che intendo proporre all’architetto Marinella Spagnoli, il neo delegato al verde pubblico: le attività commerciali potrebbero ‘adottare’ le aiuole e gli spazi verdi. Sarebbe un primo modo per prendersi cura della città».