Nuova misura cautelare per il referente dei Casalesi della Versilia

Il pregiudicato è attualmente in carcere a Prato. Le accuse: un terminale del clan in Versilia per estorsioni, usura e spaccio

Agenti della Dia

L'immagine fornita dalla DIA mostra un momento dell'operazione che ha portato al sequestro di 81 terreni e fabbricati, 29 auto e moto, sette societ� e decine e decine conti bancari e altri rapporti finanziari all'imprenditore Alfonso Letizia, indicato dagli investigatori come "il vero dominus" dell'intero omonimo gruppo imprenditoriale colluso con il clan di camorra dei Casalesi, a Napoli, 10 luglio 2014.

Viareggio, 23 ottobre 2014 - In manette il referente in Versilia del clan dei Casalesi. La Direzione Investigativa Antimafia - Centro Operativo di Firenze, diretta da Stefano Buselli, ha notificato un decreto di applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza della durata di 3 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, nei confronti di Maurizio Di Puorto, 52 anni, originario di S. Cipriano d’Aversa (Caserta), e domiciliato a Torre del Lago.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Lucca, su proposta del direttore della D.I.A.. Il pregiudicato è attualmente in carcere a Prato, in quanto ritenuto elemento organico del clan dei casalesi. Le indagini hanno infatti accertato che il Di Puorto fungeva da referente della consorteria criminale per l’area versiliese, con compiti di riscossione delle tangenti dagli imprenditori casertani residenti in Toscana.

La Corte ha condiviso i riscontri raccolti dal Centro Operativo D.I.A. di Firenze, che hanno accertato la commissione nella provincia di Lucca, da parte del casertano di numerosi delitti, quali estorsioni, traffico di stupefacenti ed usura. L’attribuzione dell’obbligo di soggiorno nel comune di residenza è stata motivata in quanto il pregiudicato, pur operando nel territorio ove domiciliava, era solito effettuare spostamenti soprattutto in Campania, ove gravitano alcuni dei sodali da lui frequentati. Il provvedimento, ritenuto necessario per la tutela della sicurezza pubblica, limita la libertà di movimento ed agevola l’attività di controllo da parte delle forze di polizia.