Ventaglio aperto a metà. Servirebbe un mecenate

L’intervento per il parco costa ‘solo’ 26mila euro

Villa Il Ventaglio

Villa Il Ventaglio

di LAURA GIANNI

Firenze, 25 luglio 2016  - DA DUE ANNI oltre la metà del parco di Villa Il Ventaglio, gemma forse un po’ dimenticata nello scrigno fiorentino colmo di tesori, è chiusa al pubblico. Un recinto impedisce a chi varca il cancello di via Giovanni Aldini di oltrepassare i limiti del primo prato. Perché? Mancanza di manutenzione, spiega Art Bonus, il sito delle misure urgenti per favorire il mecenatismo culturale: in sostanza, ci si trova praticamente tutto, qulsiasi informazione, sullo stato dei lavori, sulla necessità di interventi, siano essi ritocchi o veri e propri lifting, riguardanti i nostri beni artistici, architettonici, culturali. Urgenti, per la verità, è un termine che nel caso del parco che si arrampica sulla collina delle Forbici non ha trovato eco nelle erogazioni liberali favorite dal decreto legislativo 83 del 2014 con benefici fiscali: al 10 maggio 2016, data dell’ultimo aggiornamento, per i 26mila euro necessari per effettuare l’intervento non si è ancora fatto avanti nemmeno un mecenate. Vai poi a sapere perché...

IL PARCO è utilizzato, graditissimo a una fetta di città alla quale non manca il verde ma che non disdegna – come potrebbe? – uno scenario come quello offerto da un parco creato secondo i canoni del giardino romantico inglese. La storia della struttura, di proprietà del Polo museale, ha un innegabile valore: la Villa, risalente al XV secolo, come stazione di sosta per i pellegrini diretti a Fiesole, ha vissuto nei secoli successivi passaggi di proprietà fra diverse famiglie fiorentine.

COSA manca per la riapertura completa del parco del Ventaglio? Le alberature, con abbattimenti e potature, sono a posto; è il resto, la fetta compresa tra il prato con il laghetto e la Villa, che manca di manutenzione: i prati devono essere falciati, così come arbusti e siepi devono essere potati a forma geometrica; il viale centrale deve essere risistemato e ripulito a partire a dalla sede carreggiabile dove sono cresciuti erbacce e arbusti; ai lati le caditoie per la raccolta dell’acqua devono essere ripulite e aperte le griglie di pietra e quelle di ghisa; deve essere effettuata la stipatura pesante e leggera nelle zone in pendio. Niente di trascendentale, ma un intervento complessivamente costoso. Ma, argomentano gli habituè del prato di via Aldini, sacrosanto: il bene artistico-ambientale qui si sposa all’utilità pubblica. «Ma non ci si può rivolgere agli Angeli del Bello o ai profughi che stanno nella villa di Camerata? Hanno già fatto in zona lavori di pulizia, potatura e taglio dell’erba», è una delle domande ricorrenti. «Il prato può sembrare grande – argomenta ancora una residente di San Gervasio – ma nei giorni di calura le zone all’ombra non sono sufficienti per tutti. Si guardi intorno: qui veniamo noi anziani, ma anche i ragazzi dei centri estivi, mamme in attesa o con i bambini piccoli... E poi si potrebbero anche fare delle passeggiate». Tutto vero. Però la sottoscrizione di elargizioni liberali, nonostante i benefici fiscali, è ferma al palo.