Vatileaks, la tela della Chaouqui: "Obbedisci o lo dico al mio capo"

Le minacce della pr a monsignor Balda. Scambio di sms tra imputati

Francesca Chaouqui e, alla sua sinistra, monsignor Lucio Vallejo Balda (Olycom)

Francesca Chaouqui e, alla sua sinistra, monsignor Lucio Vallejo Balda (Olycom)

Roma, 27 novembre 2015 - MESSAGGINI, messaggini e ancora messaggini. Centinaia di conversazioni compulsive su whatsapp in cui si commenta di tutto, nomine, dentro e fuori il Vaticano, persone, incontri, articoli messi in collegamento con le presunte fonti. E non di rado giù duro con insulti. Teneva tutto sotto osservazione, la pierre Francesca Immacolata Chaouqui, presunto ‘corvo’, imputata in Vaticano per sottrazione e divulgazione di documenti riservati. Tutto il giorno febbrilmente studiava strategie, ragionava su come stringere nuovi rapporti. Puntava anche alle grandi aziende, sperava di spuntare contributi finanziari mettendo in campo la pretesa vicinanza con movimenti cattolici. Una macina sempre in movimento, insomma, a leggere le trascrizioni agli atti del processo Vatileaks 2. Il 26 aprile a monsignor Vallejo, l’altro presunto ‘corvo’ imputato con le stesse accuse, compresa l’associazione a delinquere, Chaouqui scrive: «Guarda che Novari con H3G è disposto ad aiutare l’Opus Dei. Tre è la terza compagnia dei telefoni».

NEI WHATSAPP col prelato spagnolo, prima sodale di ferro e oggi nemico, accampa incontri e colloqui con cardinali capidicastero e vescovi di vertice della Cei. «Comunque Bertello è una m... vera», dice in un messaggino flash il 15 maggio, tanto per capire il tono con cui liquidava simpatie o antipatie verso esponenti di curia con cui doveva collaborare come componente della Commissione Cosea sui tagli di spesa. «Forse De Franssu si dimette. Non è tutto perduto», dice a proposito del presidente dello Ior che evidentemente è di ostacolo per piani inconfessati. A un certo punto i due parlano di come si siano improvvisamente interrotti i rapporti tra Vallejo Balda ed Enrique Llano, altro componente Cosea. Ricordano le critiche continua al cardinale George Pell, prefetto per l’Economia, fatte da entrambi. E alla lettura degli atti sorgono anche tanti interrogativi. Chaouqui, sempre nel maggio scorso, minaccia spesso il monsignore. In una delle tante intimidazioni, il 25 maggio, dice: «Io te lo dico per l’ultima volta. Dopo lo dico al mio capo. Tu non devi frequentare il centro e le periferie o fare pranzi di lavoro o andare in giro senza essere accompagnato. Se continui a fare di testa tua con noi hai chiuso, io sono stanca di farti da badante». A chi fa riferimento Chaouqui quando parla di un «capo»? La donna si muove secondo una regia? A chi risponde? Se questo capo esiste è dentro o fuori il Vaticano? Quando parla di «noi» sottintende una organizzazione di cui lei fa parte? L’attività di cui sia lei, sia Vallejo sono accusati, quali interessi poteva avere dietro e di chi? Di sicuro di interessi, Chaouqui perseguiva i propri. Nelle conversazioni spingeva Vallejo perché le desse appoggio a portare una troupe di Sky a girare a San Pietro. Vallejo risponde picche ma lei ce la porta lo stesso.

DI MEZZO ci sarebbe un contratto tra la casa di produzione cui Sky si appoggiava per le riprese della fiction The Young Pope, firmata dal premio oscar Paolo Sorrentino, protagonista Jude Law, e la sua agenzia di pr e comunicazione. Un accordo da 30mila euro per cui ora però è in corso una causa. La promessa di Chaouqui di poter autorizzare le riprese nella Cappella Sistina era infatti, come tante altre fatte a nome del Vaticano, assolutamente vana. All’appuntamento con la troupe Chaouqui si è presentata dopo aver pagato un normale biglietto all’ingresso dei Musei vaticani. Quando gli operatori hanno cominciato a prendere gli strumenti per le misurazioni, la Guardia svizzera ha chiesto spiegazioni. Ma Chaouqui si era già dileguata.